“Sguardi di fraternità”, l’iniziativa degli Uffici missionari delle diocesi di Fossano e Cuneo per la Quaresima 2022, prevede una serie di progetti che mettono al centro l’Africa. Tra i Paesi che hanno un legame stretto con la diocesi di Fossano c’è la Tanzania, in particolare la regione di Iringa. Lì operano missionari e missionarie della Consolata, tra cui la fossanese suor Ida Costamagna, padre Franco Sordella e l’associazione For Africa di Marene (i soci fossanesi Gemma Abbà e Franco Giaccardi sono stati più volte nella regione, l’ultima volta nell’autunno scorso). Da quella terra, da Mwambani (diocesi di Mbeya), proveniva anche don Godfrey Gwang’ombe, morto prematuramente circa un anno fa a Fossano. Ed è proprio nella periferia di Mbeya, dove sorge la parrocchia di Shewa, che si concentra il progetto di solidarietà “La luce… di una presenza tra i bambini orfani”. Cuore del progetto è la casa “Joseph Allamano”, inaugurata nell’agosto del 2019, dove vivono una cinquantina tra orfani e disabili.
La condizione dell’infanzia in Tanzania è molto difficile, soprattutto nei villaggi. La conferma viene anche da Gemma Abbà, che con il marito ha visitato l’orfanotrofio di Shewa nel maggio 2021. “Molti sono i bambini orfani, che hanno perso i genitori in seguito a incidenti e malattie (Aids); poi ci sono i disabili, abbandonati dalle famiglie, che vivono in condizioni drammatiche”. Gran parte della popolazione si trova al di sotto del livello di povertà e deve affrontare gravi problemi per mancanza di cibo, cure sanitarie, assenza di lavoro... Tutto ciò si traduce anche in una povertà educativa “che spinge le famiglie ad abbandonare i bambini. Spesso è proprio la polizia che li trova per strada e li porta nelle tante strutture per orfani gestite dai missionari della Consolata”.
Il progetto è proposto e curato dalle suore diocesane e si prefigge numerosi obiettivi: si parte da quelli più immediati come soddisfare i bisogni base degli orfani e dei disabili riguardo a cibo, vestiario, alloggio e fornire cure e assistenza medica ai disabili. Per arrivare alle esigenze più avanzate e altrettanto importanti come offrire assistenza educativa, dare l’opportunità di vivere in un ambiente pulito, sano, affettuosamente familiare, accompagnarli e aiutarli ad affrontare le difficoltà sociali e psicologiche legate alle discriminazioni, all’esclusione, ai disagi emozionali. Un insieme di attività (tra cui animazione e doposcuola) che puntano al recupero fisico, emotivo ed educativo di orfani e disabili. Si tratta di “un processo lungo, che si compie passo dopo passo - scrive Giada Melis (nella foto con alcuni bambini dell'orfanotrofio), suora laica che lavora a Shewa - con la consapevolezza della diversità e dell’appartenenza all’unica famiglia umana. E quel passo, anche se «pole pole» (piano piano), traccia un nuovo cammino di fraternità” che, in prospettiva, mira ad aprire una chance di futuro a tanti bambini e giovani.
In conclusione, un progetto di solidarietà molto concreto. Per far sì che durante la Quaresima i nostri “sguardi di fraternità” non si fermino a una sterile compassione del cuore, ma si traducano in una efficace e operosa solidarietà.