Sul pullman che ha portato in Italia 40 Ucraini. “Difficile, ma bellissimo”

La scorsa settimana Sapori reclusi ha portato in Italia 40 ucraini. Donne, anziani e 12 minori, alcuni di loro non raggiungevano neanche l’anno di età. Una macchina partita veloce, grazie allo spunto lanciato dal presidente dell’associazione Davide Dutto, fotografo fossanese che con le mani in mano davvero non sa stare, e che si è messa in moto grazie a tante persone che si sono immediatamente messe a disposizione, con tempo, mezzi, soldi, donazioni e competenze. Tra questi Milena Punzi Anfossi, docente di musica a Bra e musicista - violoncellista -, membro di Sapori reclusi.
“Dutto ci ha mandato un messaggio per dirci che c’era un pullman che poteva portarci al confine con l’Ucraina. Io ho detto ‘ci sono’ - racconta -. In due giorni si è deciso che sarei salita a bordo, ero la rappresentante dell’associazione e responsabile di ciò che accadeva. Non era così facile partire velocemente. Io ho preso ferie, anzi la scuola mi ha concesso ferie. Non ho mai fatto parte del mondo degli aiuti umanitari, però sin da piccola mi chiedevo perché le persone non aiutassero gli altri. Quindi è vero che in questo caso la partenza è stata improvvisa, ma da sempre pensavo che prima o poi sarebbe successo. Mi è sembrata una cosa molto naturale da fare, anche se ero molto spaventata per la responsabilità: si parlava di persone, di vite. E il viaggio era molto impegnativo”.
Il pullman messo a disposizione di Sapori reclusi da Bus Company, dopo quattro giorni dalla decisione di partire, era in viaggio carico di aiuti raccolti grazie alla generosità di enti come Banco Azzoaglio, tanti partner e privati. A bordo insieme a Milena anche Sofia che ha fatto alcune esperienze di volontariato in Africa, l’infermiera in pensione Giusi e poi Filippo, Frediano e Andrea che hanno anche documentato con foto e video il viaggio. C’era Fabrizio di Bus Company e gli autisti Cristian, Maurizio, Franco e Dumitru “che si sono alternati in modo da poter non fermare mai il viaggio se non per brevissime soste. Hanno fatto un lavoro incredibile. Dumitru, che è moldavo, ci ha fatto spesso anche da interprete”.
Il pullman era un luogo dove dormire e mangiare, ma soprattutto organizzare il più possibile e cercare soluzioni ad ogni possibile problema, grazie anche alla collaborazione di tutti quelli che facevano da “ufficio” partecipando alla spedizione ma senza salire a bordo. La missione di Sapori reclusi ha fatto una prima tappa a Suceava in Romania, dove ha scaricato scatoloni di aiuti di ogni genere. Poi il pullman è ripartito diretto verso il confine Romania-Polonia. “Le associazioni in Romania hanno fatto rete e stanno facendo un buon lavoro per aiutare il più possibile. Noi eravamo in contatto con una persona sul posto che ci ha aiutato a trovare i passeggeri, soprattutto persone che in Italia avevano parenti o conoscenti disposti a aiutarli”. Un elenco vero e proprio sarebbe poi stato stilato una volta in viaggio. “Non c’era entusiasmo, non c’era allegria tra chi saliva - dice Milena -. Erano persone in difficoltà, con un ritmo lento. Nulla a che fare con l’idea di partire per una gita, chiaramente. Qualcuno era più comunicativo e ti ringraziava”. Quaranta le persone accolte a bordo in quattro tappe diverse. Tra loro donne, anziani e bambini. Dodici dei passeggeri erano minorenni. Al confine con l’Ungheria sono stati fermi 11 ore per il controllo documenti ed è stato “il momento più difficile per me. Temevamo che si rovinasse il motore del pullman che tenevamo acceso per far rimanere al caldo i passeggeri visto che fuori le temperature erano decisamente fredde. Avevamo anche paura di rimanere senza benzina: la Romania aveva annunciato dalla mezzanotte un forte aumento delle tariffe per la benzina e ai distributori si erano create file lunghissime”. Dopo quel tempo che sembrava non finire mai l’esito: l’intera “squadra” poteva ripartire. Arrivato in Italia il pullman ha fatto tappa a Milano e a Venezia. C’erano alcuni famigliari o conoscenti ad attendere il mezzo. “Lì abbiamo visto finalmente i nostri passeggeri felici e abbiamo capito ancora di più che ne è valsa la pena”. Per chi non aveva contatti in Italia, Sapori reclusi ha trovato tra Cuneo e Fossano splendide famiglie disponibili a ospitare. “La macchina della solidarietà, una volta che entri a farne parte, diventa contagiosa”.