Padri e papà, identica figura e molteplici esperienze (2ª parte)

Spunti di riflessioni a cura dell’Ufficio Famiglia diocesano

Papà con figlio
(Photo by Maria Lindsey Content Creator from Pexels)

Quella del padre resta una figura decisiva per il futuro di ogni figlio il quale, nel confronto a volte duro con lui, scopre la propria identità e la sviluppa nell’intreccio delle dinamiche familiari e sociali. Il padre è chiamato a muoversi con fermezza ma anche con delicatezza, con decisione ed elasticità; a lui il compito della pronuncia dei “no” che non umiliano il figlio e non lo spengono, e dei “sì” che acconsentono nuove possibilità. Nessun uomo nasce padre (e nessuna donna madre), piuttosto tutti impariamo ad esserlo “in presa diretta”, senza corsi di formazione e tirocini pregressi, in un’esperienza che cambia radicalmente il nostro modo di essere nel mondo.
In questa seconda puntata (la prima la potete leggere qui) l’Ufficio Famiglia delle diocesi di Cuneo e Fossano offre all’attenzione dei lettori de “La fedeltà” altri due racconti circa l’esperienza della paternità: il contributo è quello di due papà che vivono in famiglia.

2 - Essere padre in famiglia

“UN COMPITO GRANDE E PER NULLA SCONTATO”

“Essere papà è una cosa meravigliosa e faticosa allo stesso tempo! Per me, diventare padre, è stata una scelta, anche se scegliere di avere dei figli non sempre vuol dire riuscire ad averne. E per questo mi sento immensamente fortunato e grato. Mi presento: io sono un papà come tanti altri.
Sono un papà con più figli, non più così giovane, con molte incertezze, che vuole il meglio per loro, che cerca di insegnare loro qualcosa di buono, come tanti altri.
Sono un papà che spesso si scontra con i propri figli adolescenti, che sovente si domanda “avrò fatto la cosa giusta?”, che spesse volte si sente inadeguato, che chiede troppo ai propri figli e pretende molto da loro, che vuole dimostrarsi forte, ma poi si intenerisce per un “ti voglio bene”, come tanti altri.
Sono un papà orgoglioso dei miei figli, che scherza con loro e li sostiene, che si interessa della loro vita, delle loro passioni, che quando gioca a calcio si diverte, ma non li lascia vincere, come tanti altri.
Credo di poter dire che essere un papà è un compito grande, mai facile e per nulla scontato, ma nonostante le difficoltà, provo un piacere immenso e un’enorme soddisfazione nel vedere i miei figli crescere, come succede a tanti altri papà. Per i miei figli non sono un papà come tanti altri, ma sono il loro un papà, un papà unico!” 

3 - Essere padre di un figlio adottato

“I FIGLI NON SONO NOSTRE ESTENSIONI, PROPRIETÀ O REPLICHE”

“Io sono un papà, un papà adottivo per la precisione – spiega A. –. Non so quanto sia davvero necessario specificarlo perché, lo ammetto, lo dimentico spesso.
Quel che so per certo è che la paternità adottiva è organizzata, meditata, e poi, in buona parte… improvvisata. Come tutte le paternità, per cui ci si impegna e prepara al meglio, ma poi ci vogliono pazienza, creatività, fiducia, fortuna. Evviva!
Prima di diventare genitore adottivo ci si deve necessariamente chiedere (il percorso stesso per l'adozione lo richiede) quali aspettative e proiezioni si leghino a questo desiderio profondo. Si deve mettere bene a fuoco quale sia la nostra idea sulla genitorialità: cosa significa essere padre? E, ancor di più, cosa significa essere figlio? Chi dei due ha più diritto ad avere una famiglia? Certo, sono interrogativi che forse tutti i genitori hanno affrontato, ma i genitori adottivi li hanno raccontati, scritti, ribaditi e esplicitati con necessaria e formale precisione. Il tutto potrebbe sembrare una faticaccia, invece, per me e mia moglie, è stata l'opportunità di scoprire cose e sentimenti per cui ora siamo grati.
Quello che la paternità adottiva mi ha inoltre "costretto" a fare, è pensare a mio figlio come "altro da me". Per qualcuno sarà scontato. Per me non lo era, ed è stata una conquista. I figli (anche biologici) non sono nostre estensioni, proprietà o repliche. Sono meraviglie uniche, che abbiamo il dovere di accompagnare, proteggere e amare, esattamente per quello che sono e per quel che di bellissimo possono diventare.
Ho avuto poi conferma di quanto la Volpe del “Piccolo Principe” avesse ragione quando diceva: "Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo". Per me sono la vita di tutti i giorni, i luoghi, le notti in bianco, gli affetti, le fatiche, i ricordi, le urla e le risate a rendere i legami irripetibili, insostituibili. Anche per questo mio figlio è unico al mondo, e non avrebbe potuto essere qualcun'altro. Non dal momento in cui siamo diventati padre e figlio.
Se non è una cosa che ho nel sangue, ce l'ho sicuramente incisa nelle viscere, negli occhi, nei tic, nella gola, nelle rughe e nei muscoli. Per me è sufficiente, e lo è per sempre. Una luce che riveste ogni cosa”.

(2 – continua)