CALCINCULO
di Chiara Bellosi; con Gaia Di Pietro, Andrea Carpenzano, Barbara Chichiarelli, Giandomenico Cupaiuolo.
Calcinculo è il nome popolare che si dà ad una giostra di quelle antiche, quelle da festa popolare di paese. Una teoria di seggiolini legati ad una catena che girano in tondo, chi è dietro spinge chi è davanti, a calci in culo, appunto, metafora che attraverso il titolo riassume alla perfezione lo spirito e il senso del bel film di Chiara Bellosi. Scritto da Luca De Bei e Maria Teresa Venditti (Premio Solinas 2018, per inciso il più importante premio italiano di Sceneggiatura) e opera seconda della Bellosi, “Calcinculo” è la storia di Benedetta e Amanda, quindici anni lei e un corpo che non le piace, qualche anno più Amanda, un corpo e un’identità in mutamento. Per Benedetta i rapporti in casa non sono semplici, lei parla poco, la madre troppo, spesso scaricando i propri sogni mancati sulla figlia. Va da sé che Benedetta incontri fuori ciò che non trova dentro, e fuori c’è Amanda, un transessuale in cerca della propria vita autentica e della libertà. Tra le due nascerà una relazione amicale intensa, orizzonti inattesi per chi dalla propria esistenza sino a qual momento ha preso soltanto calci in culo. Con delicatezza e tatto la Bellosi segue le tappe di quello che è un vero e proprio racconto di formazione, un’educazione sentimentale ed affettiva di due esistenze ai margini che nella reciproca fragilità trovano un autentico momento di confronto e di supporto, un toccante apologo sul senso dell’amicizia e della accettazione reciproca. Decisamente in parte la giovane esordiente Gaia Di Pietro nei panni di Benedetta, superlativo Andrea Carpenzano (“La terra dell’abbastanza”, “Tutto quello che vuoi”, “Il campione”) nel ruolo più che mai complesso di Amanda.
IL PEGGIOR LAVORO DELLA MIA VITA
di Thomas Gilou; con Kev Adams, Gérard Depardieu, Daniel Prévost, Mylène Demongeot, Jean-Luc Bideau.
Milann è una sorta di moderno Oblomov, pigro e sfaticato. Alla soglia dei trent’anni si comporta ancora come un bambino viziato, fatica ad alzarsi dal letto, vive in una casa che sembra un bazar nell’ora di punta, passa le notti a giocare ai videogiochi ed è pieno di debiti. Ha un lavoro come cassiere in un supermercato, ma anche lì non è meglio. Anzi un bel giorno riesce anche a litigare con un’anziana cliente che spedisce all’ospedale. Accusato di tentato omicidio e atti vandalici, per non finire in carcere a Milann viene proposto di svolgere 300 ore di attività socialmente utili presso una casa di riposo, realtà per la quale il giovane è assolutamente inadeguato. E, nei fatti, l’approdo di Milann presso la casa di riposo “Les Mimosas” è a dir poco catastrofico, la sua malagrazia e sgarbatezza non passano certo inosservate e l’ostilità degli anziani ospiti è da subito un dato di fatto. Con il passare dei giorni però le cose sembrano migliorare, l’amicizia con Lino Vartan (Gérard Depardieu), un burbero ex-pugile, apre a Milann qualche spiraglio di relazione con gli ospiti della casa di riposo, cosa che migliorerà il suo rapporto con gli anziani e soprattutto gli consentirà di scoprire che il direttore della struttura si sta arricchendo alle loro spalle.
Commedia simpatica e ridanciana ma fin troppo prevedibile, il film di Thomas Gilou vive più di battute che di un’articolata e strutturata vis comica, i personaggi infatti e le situazioni sono poco approfondite e lo spettatore non impiega molto a capire che l’iniziale ostilità tra Milann e gli anziani si trasformerà presto in solidarietà contro il nuovo nemico rappresentato dal direttore. Si ride, con moderazione.