Colussi, produzione ferma per 2 settimane al mese

Il Gruppo rassicura: "Misura temporanea, dovuta all'aumento dei costi; Fossano rimane centrale nella nostra strategia aziendale"

Lo stabilimento Colussi di Fossano

Meno ore di lavoro e Cassa integrazione ordinaria per il personale. Da marzo, lo stabilimento fossanese della Colussi ferma la produzione per due settimane al mese: a maggio l’interruzione dell’attività si ridurrà probabilmente a una sola settimana, in attesa del ritorno alla normalità previsto per giugno. Si tratterebbe di una misura adottata per l’aumento dei costi che si registra in questo periodo: il sito di via Torino, assicurano dal Gruppo, mantiene il suo ruolo strategico.

“Lo scorso 23 febbraio - spiegano dall’azienda - abbiamo incontrato la Rsu e le Organizzazioni sindacali territoriali, a cui abbiamo presentato la situazione attuale, condizionata dall’incremento dei costi energetici e delle materie prime. È stato condiviso un percorso di Cassa integrazione ordinaria,  che rappresenta una misura temporanea legata a questi elementi. Lo stabilimento di Fossano rimane infatti centrale, nell’ambito della strategia industriale del Gruppo”.

Commenta Andrea Basso, segretario generale per la provincia di Cuneo di Flai Cgil: “L’apertura della Cassa è stata inizialmente una scelta precauzionale, comunicata alla fine di febbraio: dovrebbe durare fino al 28 maggio. La decisione era dovuta alla difficoltà nel reperire il grano duro; poi si è aggiunta la guerra in Ucraina. Al momento, la situazione sembra sotto controllo. Non sono emerse criticità aggiuntive rispetto a quelle previste, che l’azienda dichiara di essere in grado di gestire: criticità legate anche alla siccità che ha diminuito la produzione di grano, al «caro energia», all’aumento del prezzo dei materiali per gli imballaggi. Abbiamo le nostre perplessità, visti i trascorsi degli ultimi anni. Certo l’impatto per i lavoratori c’è ed è pesante: monitoreremo la situazione puntualmente”.

Quella di Colussi con Fossano è una storia che ha riservato colpi di scena, almeno a partire dall’incendio del 2012, a cui il Gruppo reagì non solo ripristinando i danni, ma anche introducendo nuova tecnologia. Nel 2017, dopo un periodo di crisi che aveva coinvolto tutto il settore, il colosso fece un investimento di quasi 10 milioni di euro per il sito fossanese, che avrebbe accolto la produzione di pasta, fino a quel momento collocata nello stabilimento di Imperia, e sarebbe così diventato la “casa” di Agnesi, uno dei marchi detenuti da Colussi: crebbero il volume di produzione e il numero dei lavoratori. A due anni di distanza - nel 2019 -, Colussi chiuse la produzione di fette biscottate nello stabilimento di via Torino: la decisione ebbe un impatto pesante sull’organico, anche perché le linee dedicate alla pasta, richiedendo un numero di addetti non elevato, non potevano assorbire quello che era ormai l’organico considerato in eccesso. Lo scorso anno, infine, l’annuncio della svolta “green”: la pasta Agnesi arriva sugli scaffali di supermercati e negozi avvolta in un incarto non di plastica, ma compostabile, che può essere smaltito nell’«umido».