“Finale a sorpresa” – “The lost city”

Finale A Sorpresa

FINALE A SORPRESA
di Mariano Cohn, Gastón Duprat; con Penélope Cruz, Antonio Banderas, Oscar Martínez, José Luis Gómez, Manolo Solo. 

Il magnate Humberto Suarez nel giorno del suo ottantesimo compleanno decide che è giunto per lui il momento di lasciare un segno di sé che vada oltre il denaro e le aziende. Un segno che lo gratifichi e lo celebri, che leghi il suo nome a qualcosa di grandioso e, in qualche modo, immortale. Nel suo lucido delirio vanaglorioso Suarez pensa prima alla costruzione di un ponte che rechi il suo nome e che una volta realizzato venga in seguito donato alla collettività. Poi la folgorazione: un film. Finanziare e produrre un film, ma non un’opera qualunque, il film dovrà essere un capolavoro. Il soggetto e la sceneggiatura saranno tratti dal romanzo di un premio Nobel, attori e regista dovranno essere i migliori in assoluto. E così, acquistati a suon di dollari i diritti del romanzo “Rivalidad”, Humberto Suarez assolda l’eccentrica e bellissima Lola Cueva (Penélope Cruz), regista di grido amata dalla critica e dal pubblico, e due dei migliori attori del momento, la star del cinema mainstream hollywoodiano Félix Rivero (Antonio Banderas) e il navigato, autorevole e celebrato maestro del teatro off Ivàn Torres (Oscar Martínez). La storia del film che Lola Cueva deve mettere in scena parla di due fratelli, Manuel e Pedro rivali in amore e nella vita, e così prima di girare la regista decide di organizzare un ciclo di prove con Felix e Ivan al fine di tirar fuori il meglio di loro. Vanitosi come due pavoni e decisamente antitetici per stile e carattere, i due talentuosi attori verranno sottoposti da Lola ad un massacrante (ed esilarante) tour di prove prima delle riprese che metterà in luce pregi e difetti non soltanto dei due interpreti ma anche della regista stessa. 
In concorso alla 78° edizione del Festival di Venezia (2021), “Finale a sorpresa” è una lucida e graffiante commedia metacinematografica con tre magnifici interpreti che regalano allo spettatore un’acuta e irriverente riflessione sulla settima arte e sui ruoli dell’attore e dell’autore, e nonostante un leggero calo di tensione nella seconda parte (quando il film rischia di avvitarsi su se stesso), la zampata finale conferma l’originalità e profondità di sguardo della coppia di registi Mariano Cohn e  Gastón Duprat. Da vedere. 

The Lost City
THE LOST CITY
di Adam Nee, Aaron Nee; Sandra Bullock, Channing Tatum, Daniel Radcliffe, Da’Vine Joy Randolph, Brad Pitt, Oscar Nuñez, Patti Harrison, Bowen Yang, Joan Pringle, Héctor Aníbal, Thomas Forbes-Johnson, Sli Lewis, Adam Nee, Raymond Lee, Anthony Alvarez. 

Loretta Sage (Sandra Bullock) è una affermata autrice di romanzi rosa d’avventura, ambientati in luoghi esotici e lontani. Il protagonista dei suoi racconti è Dash McMahon, giovane, bello e fascinoso, che nella vita reale ha le sembianze di Alan Caprison (Channing Tatum), e la cui immagine campeggia su tutte le copertine dei volumi pubblicati.
Abituata a vivere in una quieta e confortante solitudine a dispetto delle roboanti avventure narrate nei suoi romanzi, Loretta viene costretta dall’editore a prendere parte a un tour promozionale del nuovo libro insieme ad Alan, scoprendo suo malgrado che per i fan il vero idolo è lui. Ferita nell’animo, Loretta vorrebbe mollare tutto, ma l’imprevisto bussa alla porta poiché la scrittrice viene rapita da Fairfax (Daniel Radcliffe), un miliardario piuttosto eccentrico e squilibrato il quale, prendendo per vero quanto narrato da Loretta nei suoi romanzi, pensa che la scrittrice possa condurlo al ritrovamento di un prezioso tesoro di una città perduta. Alan, deciso a dimostrare di non essere soltanto “un personaggio di carta” tenterà di salvare Loretta…
Action movie che strizza apertamente l’occhio a “All’inseguimento della pietra verde” (ma detto ciò le distanze dal film di Robert Zemeckis e questo “The lost city” restano comunque siderali), il film di Adam Nee e Aaron Nee, pur nell’elementarità del plot, con il suo mix di avventura e ironia in qualche modo cattura l’attenzione, ciò che manca però è una decisa scelta di campo degli autori che non sanno decidersi se fare una parodia del genere romantico-avventuroso oppure girare un film strutturalmente romantico-avventuroso. E così “The lost city” un po’ parodia del genere, un po’ film di genere, resta in mezzo al guado, né carne né pesce.