La Casa di riposo "Ida Pejrone" di Sant’Albano chiuderà il 30 giugno. I famigliari degli ospiti entro quella data dovranno trovare una sistemazione per i loro cari in un’altra struttura. È il messaggio lacerante comunicato nella serata aperta al pubblico di giovedì 28 aprile dal presidente della struttura Claudio Audetto e dal sindaco Giorgio Bozzano. Presenti il parroco don Pier Renzo Rulfo, il direttore Giampiero Porcheddu della cooperativa Consorzio sinergie e sociale (Css) di Alba e Ornella Giraudo, responsabile per il territorio di Fossano del Consorzio Monviso solidale. In sala tantissimi famigliari degli ospiti che martedì sera avevano ricevuto la comunicazione tramite Whatsapp.
Con la chiusura della Casa di riposo muore un pezzo di Sant’Albano ma soprattutto per gli ospiti, i famigliari e i dipendenti si perde “casa”, l’appartenenza a una grande famiglia allargata, il radicamento al proprio paese e la certezza del futuro. “Non avremmo mai voluto arrivare a darvi questa notizia – ha detto il sindaco -. Abbiamo fatto di tutto per salvare la Casa di riposo ma purtroppo siamo costretti a chiudere”. “Fino a 15 giorni fa abbiamo sperato di salvarla – ha aggiunto il presidente Audetto -. Purtroppo, però, abbiamo ricevuto l’ultimo «no» dall’ennesima cooperativa che abbiamo contattato. La struttura dopo due anni di Covid è in sofferenza economica. Ad oggi sono occupati 26 dei 36 posti disponibili. Questo comporta una perdita mensile di circa 12-13 mila euro a cui si aggiunge il rincaro delle bollette. Perdiamo al mese sui 20mila euro. Per non chiudere in rosso, attingendo dagli ultimi risparmi in banca riusciamo ancora a sopravvivere fino a fine maggio. Per questo siamo costretti a chiudere”.
Ad acuire la crisi il Covid e, negli ultimi mesi, il caro bollette. Una somma di fattori che si è abbattuto sulle residenze per anziani svuotandole e non lasciando margini a strutture come la Ida Pejrone. Suo grosso limite, infatti, è essere una semplice Residenza alberghiera (Ra) non autorizzata a ospitare persone non autosufficienti. “Fino a prima del Covid – spiega Audetto – la Commissione vigilanza chiudeva un occhio sui nostri ospiti che da autosufficienti passavano a non autosufficienti perché non c’erano posti disponibili nelle altre case di riposo. Oggi che i posti ci sono, anche questo non è più tollerato”.
Se l’Amministrazione ha lottato fino all’ultimo cercando un’alternativa alla chiusura, resta per i famigliari l’amarezza di dover comunicare al proprio caro, in un momento fragile della sua vita, un cambiamento che per alcuni potrebbe essere devastante. “Mia mamma qui si trovava bene, qui è rinata. Io non metto mia mamma in una Casa di riposo solo perché c’è un posto libero, per lei voglio una struttura dove possa stare bene. Come faccio a dirle che non vivrà più qui!”. In queste parole la sofferenza di 26 famiglie che domani dovranno comunicare alla loro mamma o papà che “perdono casa”.
Articolo su la Fedeltà di mercoledì 4 maggio