Al Vallauri “Oasi Ucraina” accoglie Aram e Mariia

In quel “paesone” che è il Vallauri, perché con i suoi duemila studenti che ogni giorno si muovono tra aule e laboratori, davvero l’Istituto ha i numeri di un paese, ora c’è una piccola oasi. Si chiama “Oasi Ucraina” ed è nata per dare respiro, accogliere e dare un senso di casa a Aram e Mariia. Due ragazzi, lui iscritto alla terza informatica, lei alla prima: sono arrivati poche settimane fa dall’Ucraina, scappati dal conflitto che flagella il Paese.
Li incontriamo a scuola. Insieme a loro ci sono Mattia e Alexander, tutti e due con mamma russa e papà italiano; Diego che in Ucraina ci ha vissuto fino ai 6 anni; Igor che ha il papà armeno e la mamma russa; Jacopo, italianissimo che non sa una parola di russo ma che è affascinato dalle culture diverse e vuole dare una mano. Loro sono “Oasi Ucraina” - questo il nome che hanno dato al loro gruppo Telegram.
Sono nati spontaneamente, rispondendo a una mail del dirigente scolastico Paolo Cortese in cerca di studenti che parlino il russo. “Quando è arrivata Mariia abbiamo cercato di accoglierla nel migliore dei modi: classe, computer, orari. C’era tutto. Eppure mi sembrava un pesce fuor d’acqua - racconta Cortese -. C’era un muro invalicabile: la lingua. La lingua porta con sé un modo di essere, di pensare, di esprimersi, un luogo nel quale trovare casa. Ho chiesto aiuto ai ragazzi”. La risposta è stata immediata e velocissima. Ora c’è questa “oasi”, che è di pace, di respiro, di confronto e di allegria; oasi in cui si passa dal russo, all’ucraino all’italiano con una facilità che disarma e affascina. “Quando i ragazzi hanno iniziato a parlare a Mariia nella sua lingua ho visto il suo volto cambiare, gli occhi sorridere. Finalmente lei capiva” - continua Cortese.

Servizio completo su La Fedeltà del 4 maggio