TROMPERIE – INGANNO
di Arnaud Desplechin; con Denis Podalydès, Léa Seydoux, Anouk Grinberg, Emmanuelle Devos, Rebecca Marder. 2021.
Al centro della scena c’è Philip, uno scrittore americano che da alcuni mesi soggiorna per lavoro a Londra. Attorno a lui ruotano una teoria di donne, le donne della sua vita. Sono tutte egualmente belle e interessanti, ognuna a modo suo. Sono moglie, amanti, amiche. Sono colte, intelligenti, autonome e indipendenti, e Philip è travolto dal loro fascino. Dialoga con loro a ruota libera, di amore, di letteratura, di sesso, di politica, parla di tutto e con tutte. Funambolo della parola, Philip si immerge nei discorsi delle sue donne, le ascolta fino a perdersi (per perdersi) nei loro racconti. E noi con lui, e noi con loro.
Diviso in 12 capitoli e liberamente tratto dall’omonimo (e fortemente autobiografico) romanzo di Philip Roth “Inganno” (ed. Einaudi), il film restituisce con delicatezza e cura la cifra del romanzo senza tuttavia esserne il semplice ricalco. Desplechin pone sempre tutta la sua attenzione ai volti e agli sguardi delle (tante) donne della vita di Philip. Un film “da camera”, leggero ed intenso al contempo, dove la mano del regista dà il meglio di sé lasciando gli interpreti, tutti davvero stupendi - da Lèa Seydoux a Emmanuelle Devos, da Anouk Grinberg a Rebecca Marder, a Denis Podalydès/Philip - liberi di essere se stessi. Un film sui misteri, il fascino, e gli inganni, dell’amore e della letteratura.
QUANDO HITLER RUBÒ IL CONIGLIO ROSA
di Caroline Link; con Riva Krymalowski, Marinus Hohmann, Carla Juri, Oliver Masucci, Ursula Werner. 2019.
Anna ha 9 anni e suo fratello Max ne ha 12. I genitori sono due intellettuali, il padre è un famoso critico teatrale, la madre è una pianista. Siamo nella Berlino del 1933, Hitler è da poco salito al potere e poiché la famiglia Kemper è di origine ebraica l’unica possibilità che hanno per sfuggire alla persecuzione nazista è abbandonare il Paese. Riparati prima a Zurigo e poi a Parigi, l’agiata famiglia Kemper dovrà progressivamente fare i conti con il precipitare della situazione, le crescenti difficoltà di essere profughi in terra straniera e la complessità di trovare nell’Europa degli Anni ’30 un luogo sicuro dove stabilirsi (tema, manco a dirsi, di scottante attualità).
Tratto dal romanzo autobiografico di Judith Kerr (in Italia edito da Bur) che, tradotto in più di venti lingue, in cinquant’anni ha venduto milioni di copie, “Quando Hitler rubò il coniglio rosa” è un toccante ed efficace racconto familiare che senza crudezze ma con incredibile profondità ci mostra cosa sia una dittatura e cosa significhi il termine antisemitismo attraverso gli occhi e la sensibilità di una bambina. Se avventurandoci nella storia prendiamo per mano la piccola Anna (una stupefacente e bravissima Riva Krymalowski), potremo senza fatica comprendere la quintessenza di una dittatura e del razzismo come suo asse portante, dove una persona è perseguitata ed eliminata non per ciò che fa, ma semplicemente per ciò che è.