Ucraini in famiglia, “un’esperienza toccante e a volte complessa, ma arricchente”

Un’esperienza importante, impegnativa, a volte faticosa ma molto arricchente. I Rosano e gli Olivero sono due famiglie fossanesi che hanno accolto nelle loro case profughi ucraini. In tutti e due i casi si tratta di una mamma con una figlia, ma per i Rosano è una ragazzina di 14 anni, per gli Olivero una dolce bimba di appena 18 mesi.
Scappate dalla guerra, lasciando là gli orrori e le paure, mettendo poco in valigia con la speranza, un giorno, di tornare anche solo per riprendersi le loro cose e rivedere gli affetti che ora sono a centinaia di chilometri di distanza. Anastasia e Victoria, con le figlie Anna e Mira sono arrivate in Italia grazie all’associazione Sapori Reclusi. E poi in famiglia per merito della generosità dei Rosano e degli Olivero e con l’aiuto della Caritas cittadina che sta contribuendo a coordinare i profughi che nel fossanese hanno sistemazioni diverse. “Tra gli ucraini arrivati alcuni sono ospiti di alloggi che erano vuoti e i proprietari delle case e i vicini hanno costruito una rete di supporto. Altri invece, come i Rosano e gli Olivero hanno accolto in casa, in famiglia - spiega Nino Mana -. Questa è una soluzione totalizzante, forse più arricchente ma anche ovviamente più complessa. Perché significa trovarsi da un giorno all’altro a convivere con estranei che hanno abitudini diverse e parlano una lingua difficile”.  

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