ESTERNO NOTTE
di Marco Bellocchio; con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Toni Servillo, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi. Italia, 2022.
Diciott’anni dopo il bellissimo “Buongiorno, notte”, Marco Bellocchio torna eccezionalmente (nella sessantennale carriera del regista di Bobbio non era mai accaduto) su una storia già raccontata, quella del rapimento e dell’omicidio di Aldo Moro. Pagina tra le più tragiche (la più tragica?) e misteriose della storia d’Italia, con “Esterno notte” Bellocchio affronta il martirio di Moro (forse il termine più adeguato per descrivere le vicende relative alla scomparsa del grande statista pugliese) con il passo della serie tv ma con lo spirito e la profondità del “suo” cinema.
Presentato nei giorni scorsi al Festival di Cannes, nella sezione “Première”, poi nelle sale italiane in due parti, la prima dal 18 maggio, la seconda dal 9 giugno, per poi essere trasmessa nell’originale formato seriale in autunno su Rai 1, il film attraverso il formato lungo della serie tv permette al regista di dare ampio respiro alla narrazione mettendo in scena la molteplicità dei punti di vista dei diversi protagonisti che, insieme a Moro, di quella tragica vicenda furono attori e comparse.
Strutturato in sei puntate (nella versione cinematografica 3+3) con sei sguardi diversi tesi a costruire un polifonico racconto a più voci, il primo episodio votato a costruire il contesto storico-politico di quei giorni del ’78 con gli scontri di piazza e le tensioni che caratterizzavano la società italiana di quegli anni, il secondo e il terzo focalizzati rispettivamente sulle figure di Francesco Cossiga all’epoca ministro dell’Interno e su Papa Paolo VI amico personale di Moro e della sua famiglia, il film analizza con incredibile lucidità situazione e contesto dell’uomo e dello statista Moro (splendidamente interpretato da Fabrizio Gifuni), mettendo in luce quanto a quasi cinquant’anni dalla sua morte sia ormai assolutamente evidente, ovvero che il rapimento e omicidio di Moro furono determinati dal voler impedire un innovativo accordo politico, quel “compromesso storico” tra Moro e Berlinguer che avrebbe portato ad un governo formato dall’alleanza tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista e il nostro Paese fuori dal pantano di una crisi politica e sociale ineluttabile. Ma la guerra fredda non si era ancora conclusa, Moro e Berlinguer nella loro saggezza politica avevano anticipato troppo i tempi e Moro, e con lui l’Italia, da ciò vennero travolti.
È solo la prima parte del film, ma è imperdibile. Grazie Marco.
KOZA NOSTRA
di Giovanni Dota; con Irma Vitovskaya, Giovanni Calcagno, Giuditta Vasile, Lorenzo Scalzo, Gabriele Cicirello. Italia, Ucraina, 2022.
Si sa che far ridere è più faticoso e difficile che far piangere, la commedia corre lungo vie più strette e impervie rispetto al dramma, ma l’esordiente Giovanni Dota con il paradossale e dissacrante “Koza nostra” sembra aver imboccato la strada giusta.
Al centro della scena c’è Vlada Koza (una strepitosa Irma Vitovska, una stella della commedia in Ucraina e in tutto l’Est europeo), nei panni di una matura signora che, diventata nonna per la prima volta, si precipita, non annunciata, a trovare sua figlia in Sicilia. Peccato che la ragazza non apprezzi le eccessive attenzioni della madre, e senza pensarci più di tanto metta Vlada fuori casa.
Sola, senza soldi e senza casa Vlada finirà per diventare l’apprezzata governante di don Fredo, scoprendo soltanto in un secondo momento la natura mafiosa della famiglia Laganà…
Commedia dai tratti surreali e parodistici che con intelligenza e acutezza dissacra e irride (sin dal titolo) tutti gli stereotipi della sicilianità e della mafia, il film diverte proprio per la sua forza derisoria e grazie all’indovinata scelta degli interpreti (oltre alla citata protagonista Irma Vitovska c’è da segnalare anche il bravissimo Giovanni Calcagno che interpreta don Fredo Laganà), regala una buona dose di intelligente divertimento. Per Giovanni Dota un buon esordio che fan ben sperare per le sorti della commedia italiana.