Dopo 100 giorni di guerra “la Russia mantiene un vantaggio tattico nonostante le perdite e le difficoltà incontrate. Putin sta avanzando territorialmente mentre la resistenza ucraina – che all’inizio del conflitto sembrava poter contrastare l’avanzata russa – ora sta cominciando a perdere slancio e capacità operativa, complice anche una spinta morale che sta venendo un po’ meno. A pagare, in questa fase, è stata la scelta russa di passare dal grande fronte iniziale, che occupava praticamente tutto il confine tra Ucraina e Russia e Ucraina e Bielorussia, a quello dell’Ucraina orientale, più ristretto ma altrettanto rilevante sotto il profilo strategico. Ciò ha permesso di creare una continuità territoriale fra le zone sotto controllo russo che vanno dalla Crimea fino alla regione orientale del Donbass, obiettivo probabilmente prossimo a cadere, dove si trovano le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk”. A fare il punto sulla guerra in corso tra Ucraina e Russia, a 100 giorni dallo scoppio (24 febbraio 2022), è Claudio Bertolotti, esperto dell’Ispi e direttore di Start InSight, (Strategic Analysts and Research Team). Per l’analista “un punto di svolta di questi primi tre mesi e poco più di guerra è stato passare, da parte di Putin, da una gestione politica del conflitto, voluto per far cadere – senza riuscirvi – il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ad una militare ”.
La decisione di Usa e Regno Unito di fornire all’Ucraina il sistema Himars, lanciarazzi multiplo leggero, e i sistemi missilistici M270 a lungo raggio potrebbe cambiare l’inerzia della guerra?
Non credo che le forniture di armi da parte di Usa e Gran Bretagna possano cambiare le sorti della guerra, almeno non nei termini ufficiali. Se si vuole dare all’Ucraina la possibilità di realizzare una vera contro-offensiva e non solo contrattacchi dai risultati alterni, Zelensky deve ricevere armi in quantità tali da essere risolutive sul campo di battaglia. Invece questi aiuti vengono centellinati per dare all’Ucraina una capacità militare minima utile solo a rallentare o indebolire la Russia ma non sconfiggerla. Prolungare il conflitto, infatti, significa dissanguare le risorse materiali e umane russe. Si tratta di un approccio che non vuole umiliare la Russia dal punto di vista militare.
Quali sono le ragioni di questa scelta?
Washington, è bene sottolinearlo, è l’attore principale che sta gestendo la guerra in Ucraina. Gli Usa hanno deciso aiuti per 40 miliardi di dollari, una cifra enorme se rapportata al budget russo per la Difesa, che è di 65 miliardi di dollari l’anno. Quaranta miliardi potrebbero essere sufficienti per sconfiggere la Russia sul campo di battaglia. Il problema, come ho già detto, è che questa cifra non si trasforma immediatamente in armi anzi. Lo scopo è indebolire la Russia e non dare all’Ucraina la possibilità di vincere la guerra. Una scelta cinica, se vogliamo. Per gli Usa, infatti, la Russia non rappresenta un problema. Lo è invece la Cina, alleata della Russia e vero competitor per gli Stati Uniti. In un’ottica di confronto, una Russia debole priva la Cina di un alleato importante.
Se la strategia Usa è chiara, logorare la Russia, lo è meno quella dell’Europa che ancora una volta si è mossa in ordine sparso…
Questo è un problema. L’Ue, dopo una fase iniziale di grande coesione e coerenza con la sua tradizionale visione liberale, si è progressivamente defilata man mano che emergevano gli interessi particolari di ciascun Paese membro... Continua a leggere
(fonte Sir)