«Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione». La frase di Papa Francesco ben si adatta ai temi dello scambio avvenuto qualche giorno fa, in videoconferenza, tra sacerdoti fossanesi alcuni dei quali lavorano nella diocesi argentina di Comodoro R. (don Giovanni Nota, don Elio Ricca, don Romano Allasia) e altri in terra piemontese, a Torino (don Chiaffredo Olivero) e a Fossano (don Piero Ricciardi e don Ezio Bodino); era presente anche il vescovo Delbosco. Lo stimolo per la conversazione è venuto da don Giovanni Nota, che non potendo essere presente a Fossano per celebrare i 55 anni di messa, ha invitato alcuni confratelli festeggiati ad uno scambio online. Dal quale è emerso il ritratto di una Chiesa che, seppur sia “piantata” in territori tra loro distanti 12 mila km, è chiamata a fronteggiare le medesime sfide. Tra queste la carenza di vocazioni che negli ultimi anni ha anche impoverito, ma non interrotto lo scambio tra la diocesi di Fossano e il Sud America: “Tutte le vocazioni sono in crisi - ha osservato don Nota - e come Chiesa non siamo ancora riusciti a individuare strade nuove, a elaborare un progetto, un metodo per far sorgere vocazioni”. Nonostante questo, il legame tra i preti che operano nella diocesi argentina e Fossano rimane forte: “Le nostre radici restano a Fossano e, anche se sono qui ormai da 35 anni continuo a sentirmi in comunione con la Chiesa fossanese” ha detto don Ricca a nome di tutti e tre. “In tutti questi anni - ha ricordato don Ricciardi, responsabile dell’Ufficio missionario - abbiamo mantenuto aperto il collegamento, abbiamo continuato a curare le relazioni. Una scelta necessaria per fare in modo che la Chiesa di Fossano continui ad essere «Chiesa in uscita»”.
Altro tema caldo per il futuro della Chiesa è il ruolo e le responsabilità dei laici. “Le nostre diocesi stanno morendo, le parrocchie chiudono - l’amara considerazione di don Fredo che da oltre 50 anni lavora e vive in diocesi di Torino -. Dobbiamo avere il coraggio di responsabilizzarli, dare in ‘gestione’ ai laici le comunità”. Auspicio ripreso da don Allasia (“Occorre renderli protagonisti, delegare, fidarsi”) e dal vescovo Delbosco (“Diamo responsabilità soprattutto nei settori dove possono esprimere la loro professionalità”). Don Nota ha concluso con l’invito a camminare insieme, che è poi il Sinodo: “Occorre un progetto pastorale globale per sapere dove andare, insieme ai laici: è questa la sfida pastorale che ci ha consegnato il Concilio Vaticano II”.