“Elvis” – “I giovani amanti”

Elvis

ELVIS
di Baz Luhrmann; con Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge. Usa, 2022. 

Difficile raccontare un mito del rock come Elvis, forse impossibile. Va da sé che Baz Luhrmann scelga l’unica strada percorribile che è quella di offrire la sua personale, personalissima visione di Elvis, tenendosi lontano tanto da una costruzione agiografica e celebrativa del personaggio quanto da uno sterile biografismo che avrebbe trasformato il film in un manuale, e al diavolo le (probabili) rimostranze di fan fanatici. L’“Elvis” di Luhrmann è un film fluviale, potente, visivamente stupendo con soluzioni registiche e narrative davvero mozzafiato (split screen, inserti disegnati, flash back e flash forward intrecciati e sovrapposti) e con un montaggio magnifico che era dai tempi di “JFK” di Oliver Stone che non era dato vedere (e per questa ragione un plauso speciale va dunque rivolto  ai due autori del montaggio Matt Villa e Jonathan Redmond per i quali non è difficile intravedere una prossima nomination agli Oscar; e c’è da esser certi che non saranno i soli). In oltre due ore e mezza di proiezione Luhrmann ripercorre alcune delle tappe fondamentali della vita e della carriera di Elvis, la sua infanzia di bianco povero in un quartiere afroamericano, le influenze della musica gospel e del rhythm & blues nella sua formazione musicale e umana, il ruolo della famiglia e l’incontro con il magnetico e mefistofelico Tom Parker. E poi la fama mondiale, i film come attore (pessimi per altro), l’America retrograda e conservatrice che non tollera un artista bianco amico e compagno dei “coloured”, il mai dimenticato amore di Elvis per il blues, il legame con BB. King, la Storia che si intreccia alla vita, le morti di Martin Luther King e di Robert Kennedy. Due ore e mezza di racconto che si srotolano in un attimo davanti agli occhi dello spettatore, con i due protagonisti Austin Butler/ Elvis e Tom Hanks/ Tom Parker di una bravura sublime, le canzoni di Elvis che sono una forza (“Love Me Tender”, “Suspicious Minds”, “Hound Dog”) e noi che restiamo a bocca aperta di fronte a tutto ciò. Potenza del cinema.  

I Giovani Amanti
I GIOVANI AMANTI
di Carine Tardieu; con Fanny Ardant, Melvil Poupaud, Cécile De France, Florence Loiret-Caille, Sharif Andoura. Francia, Belgio, 2021.

Shana assiste in ospedale una cara amica affetta da un grave male, Pierre è il medico della malata. Tra Shana e Pierre sembra nascere una simpatia, ma il loro incontro dura il tempo di un mattino, e tutto sembra essere finito lì. Quindici anni più tardi i due si incontrano nuovamente e quanto fugacemente abbozzato anni addietro si trasforma in un qualcosa di più vero e solido, una storia d’amore che sconvolge e travolge entrambi. Lui medico cinquantenne, sposato e padre di famiglia. Lei architetto settantenne, con un matrimonio ormai alle spalle e una figlia quarantenne meno dinamica e aperta della madre. L’amore nato tra Shana (una sempre splendida ed elegante Fanny Ardant) e Pierre (un Melvil Poupaud decisamente in parte) turba però non soltanto le loro vite, ma anche quelle delle persone che stanno loro accanto, alimenta pregiudizi e preclusioni che metteranno a dura prova la loro relazione. 
Presentato alla XVI Festa del Cinema di Roma, “I giovani amanti” è un delicato melodramma che affronta il tema dell’amore e delle relazioni affettive tra persone mature nella società contemporanea, compiendo un’interessante riflessione, più sentimentale che esistenziale a dire il vero, sulla vita, sull’amore e sulla sessualità quando non si è più giovani e la vita sembra volgere al tramonto. Un “amour fou” tra un cinquantenne e una donna di vent’anni più vecchia di lui è un l’elemento di costume che in qualche modo può dare scandalo, ma con intelligenza Carine Tardieu non focalizza la sua attenzione su di ciò, quanto piuttosto sul tema del tempo, sui legami che si logorano, sull’intensità e la durata degli affetti. Da vedere.