“Questa siccità ci ha messo in ginocchio”

Inchiesta di Famiglia Cristiana sull'Italia a secco: "Siamo andati nel distretto piemontese delle coltivazioni del riso e del mais, dove non piove da gennaio"

Famiglia Cristiana copertina
Siccità, crisi idrica e danni all’agricoltura: mai così da almeno 70 anni, il Po è in agonia e così tutto il bacino idrico padano. Da qui parte l’inchiesta di copertina del numero di Famiglia Cristiana, in edicola e in parrocchia questa settimana, dedicata in particolare al “triangolo d’oro” del riso italiano, tra Piemonte e Lombardia, per descrivere il disagio dei coltivatori di fronte ai terreni bruciati dall’assenza d’acqua d’irrigazione. Abbiamo raccolto la preoccupazione dei risicoltori e degli agronomi. Si parla di una perdita già del 30 per cento dei raccolti, una situazione destinata ad aggravarsi. Stesso destino per le colture di mais e soia. Il razionamento dell’acqua  potrebbe anche non bastare per salvare la stagione. Si tratta di una crisi annunciata: «Come Società Agraria avevamo già lanciato l’allarme nel 2017», afferma Flavio Barozzi, presidente della Società Agraria della Lombardia. «I segnali erano già chiari. Che fare? Si dovrebbe ripensare al sistema dei bacini e vasche di raccolta, creando riserve d’acqua, non necessariamente ancora grandi dighe. Il sistema risaia è una enorme spugna sotterranea che ha come volume una potenzialità idrica 4 volte il lago maggiore». Ma i tempi per la realizzazione di queste infrastrutture, oggi, sono insostenibilmente lunghi.

«Dobbiamo ancora sopravvivere per due mesi caldi.  Se non ci sarà una svolta meteo, che per ora è improbabile, a inizio settembre la situazione potrebbe essere drammatica, col Po asciutto e un razionamento idrico draconiano, in città, mai coinvolte in crisi idriche, senz’acqua», afferma il meterologo e climatologo Luca Mercalli.  «E attenzione: il Po a soli 100 metri cubi al secondo a giugno, e il cuneo salino risalito di 30 chilometri è una situazione che i modelli avevano previsto solo dopo il 2050».
«Siamo tutti in gioco». Scrive don Bruno Bignami, direttore dei problemi sociali della Cei. «Contribuiamo a far sì che le falde acquifere non siano minacciate da attività estrattive, agricole e industriali inquinanti. Siamo tutti in gioco».