LA MIA OMBRA È TUA
di Eugenio Cappuccio; con Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Isabella Ferrari, Anna Manuelli, Sidy Diop, Claudio Bigagli, Leopoldo Mastelloni, Miriam Previati, Alessandra Acciai. Italia, 2022.
Vittorio è uno scrittore sessantenne che in vita sua ha pubblicato un solo romanzo “I lupi dentro”. Un libro che è stato, ed è ancora, un enorme successo. Poi, un po’ come J.D. Salinger, Cormac McCarthy o Thomas Pynchon è sparito dai radar. Di lui è rimasta quell’unica opera, certo un successo planetario, ma nulla più. Non un’intervista, una comparsata in tv, un intervento pubblico, niente. Rifugiatosi in campagna Vittorio Vezzosi (Marco Giallini), vive lontano da tutti e da tutto e, naturalmente, non sopporta i social. Ma le sirene della contemporaneità prendono il volto e le sembianze di una giovane influencer, Carlita Cosmay, che conquistata dal romanzo di Vezzosi chiede allo scrittore un seguito e tallonata dai suoi milioni di follower trasforma la sua richiesta in un caso mediatico. La casa editrice di Vezzosi cavalca l’onda e per spingere lo scrittore a dare un seguito al suo primo, fortunato romanzo, incarica il giovane Emiliano (Giuseppe Maggio), neo laureato in Lettere Antiche, di recarsi a casa dello scrittore per convincerlo ad uscire dal suo isolamento e terminare il seguito di “I lupi dentro”, da tempo atteso dai suoi milioni di lettori. Emiliano riuscirà in qualche modo a convincere Vezzosi a partire per Milano per prendere parte ad una fiera del libro dedicata agli anni Ottanta e Novanta e l’incontro tra il burbero e solitario scrittore e l’ingenuo ma sincero ragazzo aprirà per entrambi squarci di vita inattesi.
Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Edoardo Nesi, (che firma anche la sceneggiatura con Laura Paolucci ed il regista Eugenio Cappuccio), “La mia ombra è tua” è un gradevole road-movie dai toni delicati che pone al centro i temi del confronto tra generazioni (Giuseppe Maggio/Marco Giallini) e gli amori perduti (Marco Giallini/ Isabella Ferrari) ma, soprattutto, il film mette in luce l’importanza del narrare, di come il raccontare storie, ed ascoltare storie, sia ciò che ci rende vivi ed umani. Spesso (sempre?) scrivere e raccontare sono modi per riflettere sulla nostra vita, per condividere la nostra felicità o rendere sopportabile il dolore. Da vedere.
MISTERO A SAINT TROPEZ
di Nicolas Benamou; con Christian Clavier, Benoît Poelvoorde, Gerard Depardieu, Thierry Lhermitte, Jérôme Commandeur, Francia, 2021.
Siamo nell’agosto 1970, a Saint-Tropez. Come ogni estate, il miliardario Croissant e la moglie Eliane hanno organizzato una grande festa nella loro lussuosa villa sulla Costa Azzurra con il meglio del jet-set internazionale. Tutto sembra procedere alla perfezione quando improvvisamente l’auto dei padroni di casa viene inspiegabilmente danneggiata. Chi ha compiuto tutto ciò, e perché? Preoccupata oltre ogni misura, la coppia si rivolge niente meno che al ministro dell’Interno perché venga inviato a Saint-Tropez a seguire il caso il miglior poliziotto di Francia. Ma in piena estate il solo disponibile è il commissario Botta che non è certo Sherlock Holmes e che nonostante la non più giovane età non ha messo a buon frutto il tempo trascorso e sembra non aver imparato nulla in oltre trent’anni di carriera. Giunto sul posto il presuntuoso e incompetente commissario Botta si fingerà maggiordomo di casa nel tentativo di controllare gli invitati e gli stessi padroni di casa, nel tentativo di scoprire l’identità dell’attentatore. Va da sé che il commissario/maggiordomo (un esilarante Christian Clavier) inanellerà una gaffe dopo l’altra facendo più disastri di Bertoldo in Francia. Commedia balneare in bilico tra la slapstick comedy e commedia degli equivoci, “Mistero a Saint Tropez” scorre via tra il banale e il superficiale. Si ride qua e là, senza troppe pretese.