Il gas e Mosca, ecco il Piano del Governo

Si punta a ridurre i consumi e trovare nuovi Paesi fornitori; intanto si continua ad investire sulle alternative "green"

"Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale”. È il documento, pubblicato sul sito del ministero della Transizione ecologica, in cui sono elencate le “misure d’urgenza” con cui l’Italia cercherà di “garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali, tenuto conto dell’importante ruolo svolto dal gas russo nella copertura del fabbisogno nazionale di gas naturale”: è il documento – in altre parole – con cui il Governo cercherà di evitare che gli italiani restino al freddo nell’eventualità che Mosca, per ritorsione contro le sanzioni economiche, chiuda del tutto i rubinetti. Se alcune di queste misure riguardano obiettivi perseguibili soltanto attraverso un ripensamento globale della produzione e fornitura di energia, altre impongono o suggeriscono ai cittadini comportamenti che, almeno in una certa misura, modificheranno la vita quotidiana.

Che cosa cambia per i cittadini
In particolare, le “misure amministrative di contenimento del riscaldamento” dicono di quanto si potrà alzare il termostato nel periodo freddo. Per gli edifici destinati ad attività industriali, artigianali e “assimilabili”, la temperatura indicata è di 17 gradi, con una tolleranza di 2, mentre per tutti gli altri edifici è di 19, sempre con una tolleranza di 2. Fissati anche i “limiti di esercizio degli impianti termici”: per quanto riguarda la zona climatica E, nella quale si trova il Fossanese, il periodo in cui si può accendere il riscaldamento va dal 22 ottobre al 7 aprile e prevede un massimo di 13 ore giornaliere. Sono escluse da tutte queste limitazioni le “utenze sensibili”, ad esempio ospedali e case di riposo. Per quanto riguarda il rispetto delle disposizioni, chiosano dal ministero, “non essendo possibile avere un sistema di controllo puntuale del comportamento da parte dell’utenza diffusa, sarà possibile comunque attuare, oltre a controlli a campione su edifici pubblici, grandi locali commerciali, punti a maggiore consumo, una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato”.
Si aggiungono le “misure comportamentali a costo zero”, ovvero del consigli – non obblighi – che, se rispettati, possono ridurre direttamente il consumo di gas o quello dell’energia elettrica che a sua volta è in parte prodotta attraverso il gas. Il ministero suggerisce “la riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico, il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando si è in vacanza, di non lasciare in stand by Tv decoder e Dvd, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine”. Ulteriori misure per così dire volontarie – ma in questo caso non a costo zero – riguardano “la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, la sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, l’installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, l’installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda, la sostituzione di lampadine tradizionali con quelle a led”.

Nuove rotte e nuove fonti
Le misure introdotte dal Governo hanno, nel loro complesso, due obiettivi. Da un lato si vuole “assicurare un elevato grado di riempimento degli stoccaggi per l’inverno 2022-2023” e, dall’altro, si punta a “diversificare rapidamente la provenienza del gas importato”. Quanto allo stoccaggio, il grado di riempimento indicato è il 90%: l’obiettivo appare del tutto raggiungibile, soprattutto che si considera che al 1° settembre si era già all’83%. Sul fronte della diversificazione, l’Italia ha incrementato o avviato ex novo importazioni dall’Algeria, dal mar Caspio, dall’Egitto, dal Qatar e dal Congo; sono in corso negoziazioni con altri Paesi ancora.
Prosegue, intanto, lo sforzo del Governo volto ad aumentare la produzione di energia elettrica tramite fonti rinnovabili e quella di biometano e idrogeno: proprio per questo si ritengono  “confermati gli impegni di decarbonizzazione per il 2030” che “anzi assumono in questa fase un’ulteriore rilevanza ai fini strategici dell’aumento della indipendenza energetica”.
Se il futuro sarà “green”, e al di là delle forniture alternative a quella russa, nell’immediato occorre ridurre in ogni caso il consumo di gas. E lo si fa in un’ottica europea, attraverso misure volontarie e obbligatorie. “Le misure volontarie di riduzione della domanda che gli Stati membri sono chiamati ad adottare fra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023 – spiegano sempre dal ministero della Transizione ecologica - devono tendere a ridurre i consumi nazionali di gas di almeno il 15% rispetto alla media dello stesso periodo di 8 mesi nei cinque anni precedenti. Le misure obbligatorie di riduzione della domanda, da preparare in anticipo e da mettere in funzione all’attivazione dello stato di «Allerta Ue», dovranno invece mantenere un tetto ai consumi di ciascuno Stato membro, dal momento in cui viene dichiarato e per tutto il periodo in cui dura lo stato di «Allerta Ue», inferiore del 15% rispetto all’ammontare dei consumi nazionali di gas nel corrispondente periodo all’interno della finestra temporale 1° agosto 2022 - 31 marzo 2023, calcolato con riferimento alla media nei cinque anni precedenti”.