Bollette e materie prime alle stelle, gli ostacoli del mondo alimentare

La Ciota Panificio Foto Costanza Bono
Foto Costanza Bono

Ogni giorno il timore di vedere arrivare la nuova bolletta o che il prezzo “bloccato” un anno fa salti; che il costo delle materie prime oggi sia più caro di una settimana fa o addirittura ciò che ti serve non sia disponibile sul mercato. Il rincaro dell’energia e del gas, così come quello delle materie prime, sta colpendo tutti, anche chi lavora nel settore alimentare. Aziende più o meno grandi che devono fare i conti con costi sempre più alti da sostenere, senza accanirsi sui clienti.

Pastificio Dutto
A Centallo c’è il pastificio Dutto, 17 dipendenti e 3 titolari, dove fortunatamente “siamo riusciti a tutelarci per l’energia elettrica fino a ottobre 2023 - racconta la titolare Morena Chiaramello -, ma non siamo in una botte di ferro: il nostro broker mi ha avvisato che da un momento all’altro il fornitore potrebbe inviarci una comunicazione che annulla il contratto”. Diversa è la situazione per il gas, utilizzato massicciamente per pastorizzare la pasta: la bolletta è passata da circa 500/600 euro al mese a 2.700 euro. “In più ogni giorno il listino delle materie prime registra ritocchi: sono tutti nella nostra situazione e tutti devono provare a sopravvivere. La farina è aumentata per 6 mesi consecutivi, ora crescono soprattutto i prodotti di origine animale. Potremmo anche arrivare a Natale e non avere abbastanza uova, perché molti avicoltori stanno chiudendo i capannoni delle galline (dove consumano le lampade che scaldano) per risparmiare”.
Per riuscire a coprire i costi è stato fatto un adeguamento dei listini a giugno e “probabilmente ci troveremo costretti a farne uno nuovo entro il 30 novembre”. La via che Dutto sta percorrendo per arginare i costi è sulla scelta della produzione: “Abbiamo momentaneamente sospeso la produzione delle tipologie di pasta che son più costose per via delle materie prime. Stiamo studiando nuovi prodotti che abbiano materie prime meno pregiate (ad esempio tagli differenti di carni o l’utilizzo maggiore di verdure etc...) che garantiscano sempre l’elevato livello di qualità, per noi aspetto prioritario, ma che consentano ai clienti di ‘risparmiare’”.

Universo Bianco e Bonum Eccellenze italiane
Dall’esperienza del pastificio Dutto sono nate altre due realtà, la Universo Bianco, che commercia farine di alta qualità e la Bonum Eccellenze italiane che distribuisce i prodotti Dutto e altri prodotti alimentari di diverse aziende al mondo a pastifici, panetterie, pasticcerie e ristorazione in Piemonte, Liguria e Lombardia. “La Universo Bianco non è particolarmente energivora e per ora non abbiamo ancora registrato rincari esorbitanti - spiega il titolare Michele Tallone -. Per Bonum la situazione è diversa: abbiamo celle di stoccaggio, sia frigorifere che per surgelati e qui, a parità di consumi, le bollette sono triplicate”. Il capannone dell’azienda è dotato di pannelli fotovoltaici e di pompe di calore, un “investimento che ora ci sta proteggendo, ma non riusciamo ad avere un completo autoconsumo”. Per il suo lavoro Michele Tallone ha contatti quotidiani con panificatori, pasticceri e ristoratori e con produttori di materie prime. “Il continuo parlare di caro bollette crea molto allarme anche dal punto di vista psicologico. Ma molte difficoltà sono reali. Un esempio su tutti: il costo del grano da qualche tempo è fermo, ma quello delle farine cresce. Perché i mulini vanno a energia e le bollette di alcuni miei clienti sono passate da 70.000 euro a 120.000 euro al mese. Un aumento che comporta 600.000 euro di spese in più all’anno: per quanto tu sia un’azienda sana, o aumenti il costo al cliente o porti i libri in tribunale”.
L’azienda fa la sua parte con un’Academy dove non solo ci sono corsi di panetteria e pasticceria, ma a breve offrirà anche quelli di management: “Puoi essere un bravissimo artigiano, ma ora devi essere anche un bravo imprenditore o ti troverai in perdita nonostante il locale sempre pieno. Docenti insegneranno non solo il ‘food cost’ (il costo delle materie prime), ma anche il ‘full cost’ che comprende personale, affitti, bollette e quant’altro, proprio per aiutare nella gestione di un’attività”.

La Ciota Panificio Foto Costanza Bono
Foto Costanza Bono

Panificio La Ciota
La bolletta elettrica della panetteria La Ciota in via Marconi è passata da 100 a 500 euro. Nella sede produttiva di via Circonvallazione da 1.500 a 5 mila euro. “Ma i consumi sono sempre gli stessi - commenta la titolare Alessandra Tomatis -. Abbiamo celle, macchinari. I forni vengono accesi alle 2 di notte e rimangono accesi fino intorno a metà mattina”. Il panificio dà lavoro ai due titolari e a 5 dipendenti e tra pane, pizze e focacce, dolci e altri prodotti deve fare i conti “con le bollette che vanno pagate, o ti staccano la luce. Ma se le cose non cambiano, se non ci sono dei tagli o non arrivano aiuti la situazione per molti sarà insostenibile. Si rosicchiano i risparmi, ma non è giusto”. Per arginare i costi non ci sono molte soluzioni: “Abbiamo tolto il frigo in via Marconi, che ora chiudiamo due pomeriggi la settimana. Se finiamo il pane chiudiamo anticipatamente, in modo da spegnere le luci. Temo che a fine anno molte aziende abbasseranno la saracinesca senza rialzarla più”.

Pasticceria Le Delizie
La bolletta della luce di quattro settimane di luglio e una di agosto della pasticceria Le Delizie era quattro volte tanto la precedente. “E questo preoccupa: non riusciamo a immaginare quale potrà essere l’ammontare delle prossime - commenta Giuliano Raspo, alla guida dell’azienda che ha 3 titolari e 10 dipendenti -. Inevitabilmente abbiamo dovuto rivedere un po’ i prezzi del prodotto al kg. Questo a causa del caro dell’energia, delle materie prime e dei prodotti per il confezionamento (dalla plastica, al vetro, ai vassoi) che hanno registrato un aumento significativo”. Ci sono alcuni prodotti, come il burro, che ogni tanto sembrano irreperibili, “difficile capire perché fino a pochi anni fa c’era latte in esubero che veniva buttato, e ora non si trova burro”. Le Delizie vorrebbe installare il fotovoltaico sopra il tetto, almeno per riuscire in parte a contenere i costi. “Non abbiamo molti argini di manovra perché non vogliamo, ad esempio, ridurre gli orari di apertura: abbiamo sempre garantito un certo tipo di servizio ai clienti, un servizio di cui andiamo orgogliosi e che è uno dei nostri fiori all’occhiello, e non vogliamo rinunciarci”.

Mandrile e Melis
“Ad oggi siamo già arrivati alla cifra spesa per le bollette dell’intero 2021, ma mancano ancora i mesi più importanti dell’anno: la vera stagione produttiva parte il 16 agosto e finisce il 23 dicembre, con le linee a pieno regime - racconta Davide Bono, amministratore delegato di Mandrile e Melis -. In più il fornitore di energia elettrica ci ha chiesto un cospicuo anticipo sulle future bollette. Per fortuna il fotovoltaico sul tetto ci dà sollievo, ma non basta a soddisfare l’intera fornitura”. Nello stabilimento di via del Santuario sono stati sostituiti i macchinari più vecchi con altri di nuova generazione e a consumi più ridotti; inoltre si staccano le macchine che prima rimanevano in stand by. “A lavorare in azienda siamo in 25 e ognuno di noi fa la propria parte”. Anche in questo caso l’altro grande problema da affrontare è per le materie prime: ad esempio un litro di uova è passato nell’arco di un anno da 78 centesimi a 2,68 euro; il destrosio da 70 centesimi al kg a 2,10 al kg. “E ancora, quel sottile incarto di alluminio che protegge i cioccolatini: ogni bobina costa 10 euro in più, noi ne cambiamo 13/15 al giorno su ogni linea”. Ad aprile, quando Mandrile e Melis ha fatto i nuovi listini prezzi, immaginando una situazione economica complessa, ha applicato un +10%, un margine che è già stato ampiamente mangiato. “Siamo un’azienda sana - conclude Bono -. Quando quattro anni fa abbiamo preso in mano la gestione (ora del Gruppo albese Tcn, ndr) il fatturato era di circa 1 milione e mezzo, quest’anno dovremmo arrivare a 4. Siamo riusciti a superare il Covid, ora questo. Una situazione che mette tutti in difficoltà”.