Bocconi avvelenati, maxi-operazione

I Carabinieri forestali hanno "battuto" con unità cinofile 150 chilometri di percorsi nelle province di Cuneo, Asti e Savona

Tre giorni di lotta all’odiosa pratica di gettare esche avvelenate. Dal 4 al 6 ottobre scorso, nella Granda e nei territori sul confine con le province di Asti e Savona, si è svolta “Sabaudus”, vasta operazione dei Carabinieri forestali che hanno impiegato anche 13 Unità cinofile provenienti da varie regioni. Sono state eseguite 41 ispezioni, lungo 150 chilometri di percorsi “battuti” con i cani da ricerca.

Nel Cuneese, i controlli sono stati effettuati soprattutto a Demonte in valle Stura, a Briga Alta e Ormea in val Tanaro, a Oncino in valle Po e in comuni di Albese e Cheraschese, in parte con il coinvolgimento di autorità locali.  “I target – spiegano dal Comando provinciale dei Carabinieri forestali – sono stati individuati sulla base delle problematiche sottese al fenomeno del rilascio dei bocconi avvelenati. A questi infatti ricorrono soggetti malintenzionati che intendono «liberare» le aree di caccia dai predatori, lupi in primis, oppure i pascoli, sempre per evitare predazioni. Una terza fattispecie è quella relativa all’ambito dei cercatori di tartufi per rivalità interne: non a caso, a subire le conseguenze di tali pratiche non sono solo i predatori selvatici presenti in natura come lupi, volpi e aquile, ma anche i cani domestici, come appunto quelli da tartufi o da pastore o ancora gli ignari cani a passeggio che quasi sempre trovano la morte tra atroci sofferenze”.

I dati statistici forniti dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del ministero della Salute riportano, nel 2019 e 2020, ben 270 segnalazioni di esche avvelenate nel solo Piemonte. Di qui l’intervento dell’Arma, che “mette in campo l’elevata specialità dei cinofili anti-veleno, capaci di ricercare esche e veleni e bonificare aree a rischio a servizio degli enti territoriali e a supporto delle attività investigative conseguenti”. Peraltro, il rilascio sul territorio di bocconi avvelenati “costituisce grave violazione di natura penale, al pari delle altre forme di bracconaggio”; in caso di morte dell’animale colpito, la pena prevista per il responsabile va da 4 mesi a 2 anni di carcere.