È iniziato un nuovo percorso per la Chiesa di Cuneo e di Fossano

Nei giorni scorsi si sono riuniti nel Vescovado del capoluogo quanti ricoprono un incarico nella nuova Curia unificata

Dopo 23 anni - da quando mons. Natalino Pescarolo, già vescovo di Fossano, veniva nominato anche vescovo di Cuneo - le due diocesi dal 1° settembre di quest’anno hanno fatto un altro passo avanti verso l’unificazione, unendo le due Curie diocesane. L’8 ottobre nel Vescovado nuovo di Cuneo, si sono incontrati addetti, collaboratori, sacerdoti e diaconi che ricoprono un incarico nella nuova Curia per iniziare il cammino insieme (nella foto).
La riunione si è aperta con un momento di preghiera, presieduto dal vescovo Delbosco. Poi i due nuovi vicari, don Sebastiano Carlo Vallati, vicario generale, e don Flavio Luciano, vicario per la pastorale, insieme al cancelliere vescovile don Elio Dotto, hanno indicato il cammino del nuovo organismo, a disposizione del Vescovo diocesano per il governo e la pastorale della diocesi. Sono tre le parole guida: sinodalità, riservatezza e fedeltà.

Sinodalità
“Sinodalità vuol dire parlare di un desiderio profondo di camminare insieme - ha detto don Flavio Luciano -. Sono un prete di Cuneo e cittadino di Fossano. Iniziamo un cammino e sappiamo che ci sono problemi e difficoltà, li affrontiamo con il desiderio di essere testimoni e parte della Chiesa. Sequeri ha detto al convegno della Caritas di qualche mese fa: ci troviamo in un momento particolare. Una società secolare che si congeda dalla dimensione religiosa. Non c’è mai stato nella storia. Non c’è bisogno di trovare un posto per forza, e questo ci dà la possibilità di smettere di agitarsi troppo. Dobbiamo prenderlo come un kairòs di Dio. Se lo ascoltiamo ce la possiamo fare. Ci tocca di testimoniare il Vangelo in una società che non tornerà più come prima. Dobbiamo ritornare al Vangelo. Le generazioni precedenti non hanno mai dovuto farlo, noi dobbiamo inventarci. Siamo chiamati ad un compito che mai nessuno ha avuto prima”.
Una prospettiva nuova che per don Luciano si può intraprendere attraverso l’ecologia integrale promossa da papa Francesco, ritornando ad avere cura della persona, non del consumatore, per un rinnovamento all’altezza del Vangelo. Così ha formulato alcune domande. “Come organizziamo le vite della comunità? Le celebrazioni? Le vite dei preti? I campi estivi? L’investimento di risorse economiche? Gli spazi a nostra disposizione? La catechesi? La presenza nella scuola? Nell’economia?”.

Riservatezza
“In questo mese, da quando ho assunto questo nuovo incarico, ho avuto due impressioni - ha detto don Sebastiano Carlo Vallati -. La bellezza dei palazzi, patrimoni che le nostre storie ci lasciano. Seconda cosa, mi sono reso conto di quanta gente lavora in Curia. Essendo in tanti sicuramente mettiamo insieme tanti talenti e tanti limiti: caratteriali, immaturità e fatiche. Vale per ogni ambiente di lavoro. Più occhi vedono e più bocche parlano. Si tratta di fare squadra”.
Per don Vallati la riservatezza non è una questione legata al lavoro in Curia, ma è una faccenda di umanità e di crescita in finezza, in quanto la meta del cammino di fede è crescere come uomini e donne come umanità. Così ha dipinto tre modi di intendere il rapporto con la “lingua”, partendo dalla lettura della lettera di Giacomo al capitolo 3.
Il rapporto lingua e corpo: “È difficile tenere a bada la lingua e sappiamo quanto le parole possono fare male. Anche le nostre possono diventare spada. Ma, se la parola può dire altro, il corpo è più sincero delle parole, non mente mai. Dal timbro della voce, nello sguardo degli occhi c’è un messaggio che passa”.
Il secondo è il rapporto tra lingua e sapere: “Quando racconti una confidenza sai già che arriverà a tutti, a volte si fa a gara a chi ne sa di più. Ognuno nel suo campo sa qualcosa e nessuno sa tutto. La difficoltà è mettere insieme tanti frammenti per poter percorrere e navigare”.
Il terzo è il rapporto lingua e silenzio: “Saper tacere è un segno di speranza per un percorso futuro. Un segno di fiducia che con il tempo qualcosa arriverà, soprattutto in questo tempo che ha delle sue difficoltà e bellezze”, conclude don Vallati.

Luciano Delbosco Vallati
I due nuovi vicari con il vescovo

Fedeltà
La fedeltà viene espressa da don Elio Dotto, cancelliere vescovile, richiamando il cammino svolto da 23 anni a questa parte che ha avuto il suo apice con il Sinodo della Chiesa di Cuneo e di Fossano. Dotto ha ripreso quanto espresso nelle costituzioni del Sinodo: “Creare una nuova unica realtà diocesana richiede il coinvolgimento di tutti, ministri ordinati, laici e consacrati: c’è la necessità di guardare nella stessa direzione con la coscienza che non sarà facile perché tutti entrano in questione. Le relazioni fin qui costruite attraverso tante collaborazioni devono diventare stabili: ognuno può portare il bagaglio culturale, le competenze, la storia e le scelte come contributo orientato ad un vero accorpamento dove tutti sono protagonisti e nessuno deve sentirsi inglobato o assorbito dall’altra componente”.
Non ha nascosto un’accelerata nell’ultimo periodo, da inserire comunque nel lungo percorso durato più di vent’anni, con la promulgazione dello Statuto delle due diocesi: “La piena unione delle due Diocesi, non solo imposizione dall’alto ma anche maturazione dal basso – continua don Dotto richiamando la Costituzione sinodale -. Con questo accorpamento esprimiamo la disponibilità sinodale delle nostre Chiese ad essere unite pienamente ‘ad nutum Apostolicae Sedis’ (cioè per volere della Sede apostolica)”.

Francesco Massobrio