“Quello che non c’è non si rompe” vuole un detto caro a quanti rimpiangono le automobili “di una volta”, con poca elettronica e facili da riparare. Ma la tecnologia ormai massicciamente presente a bordo dei nostri veicoli è (anche) una risorsa preziosa per la sicurezza stradale. Ne abbiamo parlato con il vulcanico Roberto Croci, ingegnere e fotoreporter dei settori automotive e turismo, istruttore di «Guida sicura Fuoristrada Grip Academy» della Nordovest4x4 la cui sede si trova a Mondovì: un esperto che conosce non solo i mezzi a motore, ma anche le strade (asfaltate o meno) del Cuneese, dove sono avvenuti, nelle ultime settimane, i numerosi incidenti mortali di cui abbiamo dato notizia.
Il susseguirsi degli incidenti mortali ha riacceso il dibattito sulla sicurezza stradale in Granda. Bene adottare comportamenti corretti alla guida, bene migliorare le stesse infrastrutture; ma intanto a lavorare per noi ci sono gli ingegneri dell’automotive. Ricordiamo quali sono i principali dispositivi di bordo che ci aiutano a non fare incidenti.
Il salto verso la sicurezza moderna inizia nel 1974 con il tedesco Abs (AntiBlockierSystem) che non fa slittare le ruote in frenata. A seguire, dal 1983 il tedesco-giapponese Esp (Electronic Stability Program), obbligatorio in Europa dal 2011, che taglia la potenza quando si esagera in curva. Oggi viviamo la terza fase con gli Adas (Advanced Driver-Assistance System), i controlli elettronici che aggiungono, ai precedenti, diversi «aiutini» non ancora del tutto unificati, né resi obbligatori, come l’allerta di superamento della linea bianca a terra, la frenata autonoma in caso di eccessivo avvicinamento ad un ostacolo, fino all’allerta per colpo di sonno. Sono certamente aiuti tutti utili.

Non tutti conoscono in modo dettagliato il funzionamento di questi dispositivi. Un esempio: quando l’Abs cominciò ad essere inserito sui veicoli più diffusi, per chi non avesse dimestichezza con la sua presenza non era intuitivo mantenere premuto il freno quando esso cominciava a “lavorare”. Come conciliare questa “ignoranza” con il funzionamento degli stessi dispositivi di bordo?
Non abbiamo ancora capito come funziona il primo dispositivo in assoluto - la cintura di sicurezza, introdotta nei primi anni Settanta: figuriamoci gli Adas! Insegniamo che un urto alla velocità di 50 km/h genera fino a 400 chilogrammi sulle braccia? Che lo scoppio di un airbag senza cintura di sicurezza è devastante? Che il passeggero posteriore senza cintura di sicurezza annulla tutte le protezioni del passeggero che gli sta davanti? Non bastano le scuole-guida, ma occorrono anche dei brevi incontri tecno-pratici, specie per veicoli speciali, quali autocarri, fuoristrada, auto sportive e i veicoli elettrici oggi tutti molto tecnologici.
Il futuro è la guida autonoma? E con questa diminuirà in modo significativo il numero di incidenti?
La statunitense Sae (Society of Automotive Engineers) ha fissato, per tutti, i 6 livelli di autonomia, dallo “zero” (nessuna autonomia) al livello 5 (totale autonomia). Oggi, con gli Adas, siamo al livello 2, dove il controllo è solo in parte autonomo e richiede comunque l’attenzione e l’intervento del guidatore: mani sul volante, per intenderci. I livelli superiori necessitano di importanti investimenti “fuori” dal veicolo, sulla strada. Si inizierà in ambienti più controllati, come le autostrade; ma il percorso è davvero lungo! Per ora la vince lo psicologo sull’ingegnere, e l’educazione resta fondamentale.