Tutte le comunità cristiane con sede a Fossano celebrano questo Natale il 25 dicembre. Anche gli evangelici delle Assemblee di Dio (che si incontrano in via Oreglia). E gli ortodossi della parrocchia Ortodossa Rumena (ubicata nella Chiesa di San Giorgio). Come già avviene, nella loro consuetudine, pure in patria. Diversamente dai “moldavi, russi, serbi e cristiani del Monte Athos, che invece lo festeggiano il 7 gennaio”, ci dice il parroco, padre Nicolae Puscasu.
Tuttavia, la data della festa, fissata per tradizione, pur essendo un'occasione, per tutti i credenti, di “ricordare la nascita del Signore Gesù”, viene però vissuta con alcune differenze tra chiesa e chiesa. Gli evangelici, per esempio, enfatizzano maggiormente “l'incontro personale con Gesù”, di cui “hanno fatto esperienza”, e per la quale possono dire, come ci spiega il pastore Elio Testa, (senza retorica, ma con fede appassionata), “che Natale è sempre”, in ogni momento dell'anno. “Quindi in quel giorno di festa parleremo sì della nascita di Gesù, però non come una tradizione, ma di lui che è venuto a nascere nel nostro cuore, per darci una nuova esistenza e una nuova speranza”. Di conseguenza “il culto si svolgerà come quello di ogni domenica, con l'adorazione e la predicazione, senza nessuna particolare preparazione precedente”. E se la festa cadesse in settimana la celebrazione si svolgerebbe sempre e comunque la domenica. “Anche i bambini hanno cantato qualche canto, ma con testi incentrati su Gesù più che sul Natale”.
Tradizionalmente diversi, gli ortodossi hanno invece “un ricco repertorio natalizio che - come ci spiega ancora Puscasu, - cantano dal 6 dicembre, festa di San Nicola di Bari (onorato anche da loro, ndr), fino a Natale. Abbiamo inoltre un'altra tradizione che purtroppo qui in Italia si è persa (pur essendo, un tempo, anche dei cattolici), e che noi continuiamo a fare nella nostra chiesa: quella di andare a bussare alle case dei nostri fedeli, annunciando con gioia la nascita di Cristo, con un'icona che ne rappresenta una scena, cantando un ‘troparion’ (o un breve inno bizantino) che parla della nascita del Signore, dei Magi, della luce, della stella”.
I momenti spirituali che vivono sono dunque accompagnati da parecchi segni liturgici che ne arricchiscono la profondità del tema, sebbene, anche per loro, “il culto di Natale, una liturgia di san Giovanni Crisostomo, sia quello domenicale, dove però, per l'occasione, si parla della nascita e non, come consuetudine, della risurrezione. Ma se la festa cadesse di settimana, sarebbe sempre festeggiata nella data specifica della sua ricorrenza”. Che consiste in un triduo: 25 dicembre, il giorno successivo (dedicato alla Madre di Dio) e Santo Stefano (da loro festeggiato il 27 dicembre). Altre usanze sono legate all'Avvento (che inizia il 15 novembre) e alla vigilia, in cui, per “prepararsi spiritualmente a ricevere Gesù Bambino, si osserva l'assunzione di sola frutta e verdura, o magari anche di pesce. E quindi del digiuno che precede la festa”.
Infine, nonostante le diversità culturali o spirituali dei fedeli, c'è una caratteristica natalizia che sembra accomunare tutti, evangelici, ortodossi e cattolici: l'opportunità che offre questa festa, “di stare e festeggiare in famiglia”. Un valore aggiunto, augurando, a chiunque, che sia davvero così.