Si deve parlare di “Intelligenza Artificiale” ai ragazzi? L’Intelligenza Artificiale dovrebbe diventare materia di studio? I dipartimenti di Informatica e di Psicologia dell’Università di Torino ritengono di sì e stanno lavorando per questo.
Da anni sono impegnati a realizzare un format accessibile ai ragazzi e l’anno scorso lo hanno sperimentato all’Istituto comprensivo di Cavallermaggiore (dirigente scolastica la fossanese Simonetta Bogliotti); tra le docenti la ricercatrice universitaria del dipartimento di Informatica Elisa Marengo di San Lorenzo di Fossano (foto in alto). Un progetto che parla fossanese, dunque.
Quest’anno l’Università ha deciso di fare un passo in più. Per ampliare la platea dei fruitori si è optato sulla formazione degli insegnanti. A fine novembre è partito un corso a Caramagna Piemonte, aperto a insegnanti di diversi istituti comprensivi, con l’obiettivo di preparare gli insegnanti a “replicare” con i ragazzi il progetto realizzato lo scorso anno: un corso strutturato in 8 lezioni di cui 4 di attività ludiche per allenare le abilità acquisite.
L’Università tiene molto a questo progetto tanto da aver lanciato una campagna di crowdfunding: c’è da dire che anche Caramagna, la sede in cui lo scorso anno si è tenuto il corso, ha dimostrato di tenere molto al progetto: la cittadina infatti, grazie alla mobilitazione dell’associazione “La Torre”, ha partecipato attivamente alla raccolta fondi.
Una parte delle risorse raccolte con il crowdfunding serve per finanziare il corso con gli insegnanti, un’altra per una mostra sull’Intelligenza Artificiale che verrà realizzata probabilmente proprio a Caramagna in occasione di un evento della città.
“Obiettivo di questa attività – ha spiegato Elisa Marengo alle insegnanti – è di aumentare la consapevolezza tra i ragazzi che utilizzano gli strumenti tecnologici. L’intelligenza artificiale è rivestita di un’aura magica. Non si capisce cosa ‘c’è dietro’. Quel non poter vedere l’elemento che consente di risolvere problemi, di fornire risposte porta a due atteggiamenti: una fede cieca nello strumento (“Non capisco come funzioni, ma questo strumento mi piace, mi aiuta e dunque mi affido a lui ciecamente”) o, al contrario un rifiuto totale (“Non capisco come funziona, chissà cosa nasconde, non voglio saperne”.
Entrambi gli atteggiamenti hanno le loro conseguenze. Nel primo caso si va verso l’utilizzo degli strumenti tecnologici in modo acritico, senza consapevolezza, e si è facilmente preda di ogni strumentalizzazione; nel secondo caso ci si priva di uno strumento che potrebbe rivelarsi molto utile.
“Il nostro compito – ha concluso Elisa Marengo - è di eliminare quest’aura di magia che circonda l’Intelligenza Artificiale in modo che le persone – in questo caso i ragazzi - decidano consapevolmente se affidarsi o meno a questo strumento o, comunque, di scegliere una via di mezzo”.
Il corso organizzato dall’Università per le insegnanti prevede tre incontri; nel primo, oltre a definire che cosa sia l’Intelligenza Artificiale, si cerca di comprendere come essa possa essere utilizzata. In un secondo incontro si definiscono le abilità cognitive coinvolte nell’apprendimento dell’Intelligenza Artificiale e si apprendono e sperimentano attività ludico didattiche da proporre in classe; nel 3° incontro sono previste attività pratiche attraverso la programmazione del robottino Codey Rocky (foto sopra).
Nel corso si alternano le docenti Elisa Marengo, Carlotta Parola e Vincenzo Bellomo, ricercatrici e ricercatori del dipartimento di Informatica dell’Università di Torino; Elena Gandolfi e la prof. Cristina Baroglio, del dipartimento di Informatica, responsabile del progetto.
“Ringraziamo il gruppo di ricercatori che ha messo a disposizione le proprie preziose competenze e capacità progettuali – commenta la dirigente scolastica Simonetta Bogliotti - e tutte le realtà che hanno partecipato all’attività di Crowdfunding avviata dall’Universita’. Il progetto sull’Intelligebza Artificiale si affiancherà ad altre formazioni per i docenti incentrate sull’utilizzo delle strumentazioni di robotica di cui l’Istituto si è recentemente dotato. In generale stiamo cercando di andare al passo con i nostri alunni che vivono a stretto contatto con tecnologie che presentano grandi vantaggi e rischi di cui sia noi adulti che gli alunni e le loro famiglie devono avere piena consapevolezza”.