A Fossano la celebrazione degli 80 anni della battaglia di Novo Postojalowka

La Battaglia Di Nowo Postojalowka

Si terranno domenica 8 gennaio 2023 a Fossano le celebrazioni dell’80° Anniversario della Battaglia di Nowo Postojalowka. Le Penne Nere si riuniranno al cospetto del Castello degli Acaja per ricordare il sacrificio degli Alpini della Divisione Alpina Cuneense caduti e dispersi in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.

Per onorare la loro memoria la Sezione ANA di Cuneo organizzerà una grande manifestazione, che avrà inizio alle 9.30 con l'ammassamento nei pressi del monumento degli alpini in Piazza Don Mario Picco.

Dopo l'alzabandiera, la deposizione della corona e la cerimonia di onore ai caduti, alle 10.10 partirà il corteo dei gruppi alpini provenienti dalla provincia di Cuneo, che sfileranno per le vie del centro storico con le autorità, i vessilli e i gagliardetti accompagnati dalle note della Fanfara dei congedati alpini del Saluzzese.

A seguire, alle 11 ci sarà la Messa in Cattedrale celebrata dal vescovo Piero Delbosco.

La manifestazione, promossa dalla Sezione ANA di Cuneo in collaborazione con il gruppo alpini di Fossano e con il patrocinio del Comune di Fossano, della Cassa di Risparmio di Fossano e dell’omonima Fondazione, rappresenta un’occasione per ricordare la Battaglia di Nowo Postojalowka, uno dei capitoli più dolorosi della storia degli alpini, che vide nel gennaio del 1943 l’annientamento della Divisione Alpina Cuneense nella steppa russa ad opera della controffensiva sovietica, con un bilancio di oltre 13mila caduti, dei quali quasi 6mila erano originari della Granda.

“Dopo due anni di stop a causa della pandemia, siamo felici di poter tornare ad invitare la popolazione e le associazioni del territorio a partecipare a questo momento di memoria collettiva e di condivisione, in ricordo del più grande sacrificio che la Divisione Cuneense abbia mai pagato in termini di vite umane - commenta il presidente della Seziona ANA di Cuneo Luciano Davico -. Quest’anno la manifestazione rappresenta il primo di una ricca serie di eventi pubblici che accompagneranno la Sezione di Cuneo nell’anno in cui ricorre il centenario dalla sua fondazione e che culmineranno con le celebrazioni ufficiali in programma il 15 e 16 luglio nel capoluogo”.

Per non dimenticare (di Maurizio Castelli)

Tra le molte storie dolorose vissute dagli Alpini chiamati alle armi per ragioni di guerra, prestando servizio in terre lontane, quella della “Spedizione” di reparti in terra di Russia avvenuta negli Anni 1942-’43 è stata la più infelice, la più luttuosa delle imprese. Per incapacità, ma soprattutto per vanagloria del potere oligarchico, dittatoriale italiano dell’epoca e con lo scopo di compiacersi con l’alleato megalomane del “Reich”, intento ad allargare i propri confini verso l’Est europeo, il governo inviò in aiuto reparti militari.

Dapprima nuclei sotto la sigla Csri (Corpo di spedizione italiano in Russia) forte di 62 mila uomini aventi compiti di inseguire l’esercito russo in ritirata senza accorgersi della tattica quanto mai accorta dell’Orso sovietico. Nacque la necessità di imporsi per cui nel mese di luglio 1942 vennero reinviate in soccorso ulteriori unità. Ben tre divisioni di specialità alpine: la Cuneense - 17 mila uomini, la Julia - 18 mila uomini, la Tridentina - 18.500 uomini. Fu una ulteriore operazione azzardata, dove l’opinione pubblica era tenuta a tacere.

Oggi ci si pone una domanda che rimarrà inevitabilmente senza risposta: come può essere venuto in mente agli alti comandi di Roma di mandare in Russia dei reparti vestiti con materiale autarchico, poco addestrato, male armato (molti fucili, scarso armamento pesante) quando già era in corso una controffensiva sovietica che disponeva di armi pesanti e potentissime contro i poveri carri leggeri fatti di lamiera? I reparti italiani tennero presidio difensivo sulla linea del Don; peraltro vi erano molti giovani delle nostre contrade, delle valli del Cuneese che non capivano e non odiavano nessuno.

Nel mese di gennaio 1943 la controffensiva russa si scatenò, irruppe alle spalle degli italiani creando sacche in cui la fase di “ritirata” verso la salvezza fu cosa tragica. Migliaia di morti insanguinarono la steppa coperta di neve e gelo.

La ritirata coinvolse tutti i reparti. La sorte peggiore la subì la Cuneense, la quale sulla strada del “Davai”, in località Novo Postojalowka, perse il 70% dei suoi uomini in un combattimento durato un giorno e una notte.

Descrivere i patimenti, i sacrifici a cui furono sottoposti gli Alpini è cosa raccontata in centinaia di libri dati alla stampa dal 1950 ai giorni nostri.

“Sergent magiù ghe riverem a baita?” fu la domanda di un sottoposto alpino a Mario Rigoni Stern, una frase che egli riportò nel suo libro “Il sergente nella neve”. Ed ancora il racconto del medico, poi scrittore, Giulio Bedeschi: marciavamo verso la salvezza, verso l’amata Italia nel buio, nel gelo della neve... come ogni notte all’addiaccio, qualcuno s’abbatteva e veniva ingoiato dalla mostruosa coltre bianca... mentre la colonna dei disperati proseguiva nel nero della notte.

La locandina per l'80° anniversario della battaglia Nowo di Postojalowka