Il Papa: “Il cammino della fede inizia quando facciamo spazio all’inquietudine”

Nella Messa per la solennità dell'Epifania Francesco indica i luoghi in cui, come i Magi, possiamo incontrare il Signore: sono “le nostre domande inquiete”, “il rischio del cammino” e lo “stupore dell’adorazione”.

Papa Epifania 2023
(foto Vatican News)

L’omelia di Papa Francesco, nel giorno in cui si ricorda il cammino dei Magi venuti dall’Oriente a Betlemme, si apre con lo sguardo proteso verso “una stella che sorge”, verso Gesù che “viene a illuminare tutti i popoli e a rischiarare le notti dell’umanità”. Ed è scandita, innanzitutto, da una domanda che risuona nella basilica di San Pietro e nel cuore di ogni uomo: quale è il luogo in cui trovare il Signore? Seguendo gli insegnamenti dei Magi, spiega il Pontefice, possiamo vedere che “la fede non nasce dai nostri meriti o da ragionamenti teorici, ma è dono di Dio”. E possiamo anche comprendere che il primo “luogo” in cui incontrare il Signore è “l’inquietudine delle domande”.

I Magi “abitati da una struggente nostalgia di infinito”
“L’inquietudine di chi si interroga” è quella che vivono i Magi, che “abitati da una struggente nostalgia di infinito” scrutano “il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore”. “Il cammino della fede inizia quando, con la grazia di Dio, facciamo spazio all’inquietudine che ci tiene desti; quando ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini, ma ci mettiamo in gioco nelle sfide di ogni giorno; quando smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita, fatti di relazioni con gli altri, di sorprese, di imprevisti, di progetti da portare avanti, di sogni da realizzare, di paure da affrontare, di sofferenze che scavano nella carne”.

Dio abita le nostre domande inquiete
Ogni giorno, ha aggiunto Francesco, il clima che respiriamo offre dei “tranquillanti dell’anima”, dei “surrogati per sedare la nostra inquietudine e spegnere queste domande: dai prodotti del consumismo alle seduzioni del piacere, dai dibattiti spettacolarizzati fino all’idolatria del benessere; tutto sembra dirci: non pensare troppo, lascia fare, goditi la vita!”. Per il Papa, “spesso cerchiamo di sistemare il cuore nella cassaforte della comodità, ma se i Magi avessero fatto così non avrebbero mai incontrato il Signore. Dio, invece, abita le nostre domande inquiete”.

Il rischio del cammino
“Il secondo luogo in cui possiamo incontrare il Signore è il rischio del cammino”. I Magi “non si fermano a guardare il cielo e a contemplare la luce della stella, ma si avventurano in un viaggio rischioso che non prevede in anticipo strade sicure e mappe definite. Vogliono scoprire chi è il Re dei Giudei, dov’è nato, dove possono trovarlo. I Magi sono in cammino: la maggior parte dei verbi che descrivono le loro azioni sono verbi di movimento”.

La fede cresce se è vissuta in costante cammino verso Dio
“Così è anche per la nostra fede – ha osservato Francesco -: senza un cammino continuo e un dialogo costante con il Signore, senza ascolto della Parola, senza perseveranza, non può crescere. Non basta qualche idea su Dio e qualche preghiera che acquieta la coscienza; occorre farsi discepoli alla sequela di Gesù e del suo Vangelo, parlare con Lui di tutto nella preghiera, cercarlo nelle situazioni quotidiane e nel volto dei fratelli. Da Abramo che si mise in viaggio per una terra ignota fino ai Magi che si muovono dietro la stella, la fede è un cammino, un pellegrinaggio, una storia di partenze e di ripartenze. Ricordiamoci questo: la fede non cresce se rimane statica; non possiamo rinchiuderla in qualche devozione personale o confinarla nelle mura delle chiese, ma occorre portarla fuori, viverla in costante cammino verso Dio e verso i fratelli”.

Papa Epifania 2023
(foto Vatican News)

Adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano
“Il terzo luogo in cui incontrare il Signore è lo stupore dell’adorazione”. Nella conclusione dell’omelia, Papa Francesco ha ricordato che “a nulla serve attivarci pastoralmente se non mettiamo Gesù al centro, adorandolo”: “Lì impariamo a stare davanti a Dio non tanto per chiedere o fare qualcosa, ma solo per sostare in silenzio e abbandonarci al suo amore, per lasciarci afferrare e rigenerare dalla sua misericordia. Come i Magi, prostriamoci, arrendiamoci a Dio nello stupore dell’adorazione. Adoriamo Dio e non il nostro io; adoriamo Dio e non i falsi idoli che ci seducono col fascino del prestigio e del potere; adoriamo Dio per non inchinarci davanti alle cose che passano e alle logiche seducenti ma vuote del male”.

Arrendersi allo stupore dell’adorazione
"Apriamo il cuore all’inquietudine, chiediamo il coraggio per andare sul cammino e finiamo nell’adorazione:non abbiamo paura! È il percorso dei Magi, è il percorso di tutti i Santi della storia". L’omelia si conclude con l’esortazione a seguire il cammino dei Magi: se ci arrendiamo allo stupore dell’adorazione, afferma il Papa, “scopriremo che una luce illumina anche le notti più scure”. Questa luce è Gesù, “la stella radiosa del mattino, il sole di giustizia, il fulgore misericordioso di Dio, che ama ogni uomo e ogni popolo della terra”.