Cinquant’anni fa la prima macchina a idrogeno

la macchina a idrogeno inventata dall'ing. longo

Negli Anni 70 un ingegnere torinese, originario del Vicentino, progettò e realizzò la prima macchina a idrogeno perfettamente funzionante e un fossanese, Ascanio (Nuccio) Ferrero Campana (foto sotto), collaborò al progetto cercando una casa automobilistica interessata a metterla in produzione su larga scala. Entrambi, purtroppo, morirono prima che questo sogno potesse realizzarsi e il prototipo è rimasto tale. Un vero peccato se si pensa alla necessità impellente di soluzioni di trasporto sostenibili che consentano di fare a meno della benzina.

 

Il modello tuttavia esiste ed è stato brevettato.

La rivista Epoca dedicò alla scoperta un ampio servizio; della vicenda si occupò anche Quattro ruote.

Ma come funzionava la macchina ideata dal tecnico torinese?

L’ingegner Massimiliano Longo trasformò a idrogeno la sua Alfa 1300 Gt (foto storica in alto) modificandone il motore: i pistoni vennero sostituiti per ottenere la riduzione a 2/3 del rapporto di compressione; il carburatore venne sostituito con un miscelatore; i collettori di scarico e la marmitta inox furono trattati contro l’ossidazione; particolare attenzione fu posta alla sicurezza nella sistemazione delle valvole per evitare ritorni di fiamma.

 

L’idrogeno - autoprodotto dall’ingegner Longo (foto a lato) per mezzo di una centralina per l’elettrolisi che lo forniva già a 12 atmosfere di pressione, pronto per essere immesso nelle bombole - veniva stoccato in un bombolone nel bagagliaio.

Negli anni seguenti Longo si dedicò ad affinare la tecnica di riduzione dei gas di scarico su mezzi di trasporto individuale, pubblico, industriale, su treni natanti, elicotteri, aerei e generatori. Migliorò l’originale soluzione, interponendo tra il collettore di alimentazione un sistema di aspirazione del vapore acqueo nebulizzato da miscelare con il carburante. Questa tecnologia, che ottimizzava notevolmente la combustione, consentiva di diminuire in modo impressionante la tossicità dei gas di scarico da una parte e dall’altra di migliorare le prestazioni del motore incluso il consumo del carburante.

Nel 1986 l’ingegner Longo espose la sua Alfa 1300 Gt al 58° Salone dell’Automobile di Torino ma neppure questa grande vetrina servì a trovare un’azienda costruttrice disposta a mettere in produzione il prototipo.

Ebbe maggiori soddisfazioni in paesi lontani, come il Sud Africa, il Brasile, la Costa d’Avorio, dove incontrò governanti e aziende che adottarono le sue soluzioni.

 

Il servizio completo su La Fedeltà di mercoledì 18 gennaio