GRAZIE RAGAZZI
di Riccardo Milani; con Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Bogdan Iordachioiu, Andrea Lattanzi, Fabrizio Bentivoglio, Italia, 2023, durata 117 minuti.
Antonio è un bravo attore di teatro che da alcuni anni però non sale più sul palcoscenico e sbarca il lunario facendo il doppiatore di film pornografici. Per lui è un momento difficile, un matrimonio fallito, un buco di casa alla periferia di Roma, i sogni di gloria che sono ormai un ricordo lontano, come lontana è la figlia trentenne che vive in Canada. Michele, un amico attore con il quale ha debuttato quarant’anni prima e che ora gestisce un piccolo teatro, offre ad Antonio un’occasione per rimettersi in gioco: un corso di teatro per detenuti al carcere di Velletri. Sulle prime Antonio è perplesso, lui è un attore e non un regista e dei detenuti non sono certo degli attori. E poi, anche se il progetto è finanziato dal ministero della Giustizia, Laura, la direttrice del penitenziario, ha aderito più per dovere che per convinzione e l’ambiente non sembra dei più favorevoli. Ma dopo un primo momento di smarrimento, sarà proprio Antonio a gettare il cuore oltre l’ostacolo conquistato dall’umanità dei detenuti, proponendo ad una riluttante direttrice la messa in scena del capolavoro di Samuel Beckett “Aspettando Godot”.
Adattamento del film francese “Un Triomphe” di Emmanuel Courcol (a sua volta ispirato alle vicende occorse all’attore svedese Jan Jonson, che mise realmente in scena Beckett con un gruppo di detenuti), il film di Riccardo Milani è un delizioso ed emozionante apologo sul potere salvifico e catartico del teatro (ed è dai tempi della “Poetica” di Aristotele che l’idea circola…), sul concetto di pena e recupero e su quanto, e come, la vita possa offrirci “una seconda occasione”. Milani dirige con garbo e spirito di squadra esaltando le doti dei propri interpreti - da Albanese/Antonio a Bentivoglio/Michele, da Andrea Lattanzi /Secco, a Giorgio Montanini/Mignolo, a Sonia Bergamasco/Laura - per un film “di parola” che, espressione consumata ma in questa occasione più che mai vera, diverte e fa riflettere.
I MIGLIORI GIORNI
di Massimiliano Bruno, Edoardo Leo; con Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Anna Foglietta, Max Tortora, Paolo Calabresi, Luca Argentero, Valentina Lodovini, Greta Scarano, Claudia Gerini, Stefano Fresi, Marco Bonini, Liliana Fiorelli, Italia 2023, durata 125 minuti.
Film a episodi e diretto in coppia da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno, “I migliori giorni” punta l’obiettivo su quattro ricorrenze canoniche - la vigilia di Natale, Capodanno, San Valentino e l’8 marzo - per scandagliare e mettere a nudo pregi e difetti degli italiani di oggi. Il modello di riferimento dei due registi è la migliore commedia italiana degli Anni ’60 e ’70, quella dei Monicelli, Risi, Scola, una commedia talvolta amara e sempre in grado di mettere in luce gli “angoli bui” di un Paese, facendoci sorridere (a denti stretti) dei nostri difetti e delle nostre manchevolezze. Se il modello è certamente elevato non sempre però gli allievi Bruno e Leo dimostrano di aver appreso per bene la lezione e nonostante un cast importante - da Anna Foglietta a Max Tortora, da Paolo Calabresi a Greta Scarano, da Claudia Gerini a Stefano Fresi, a Luca Argentero - il film stenta a decollare e dei quattro episodi soltanto il secondo, Capodanno, sembra elevarsi al di sopra di una modesta medietà.
Nel primo episodio, una deputata, Anna Foglietta invita il segretario del suo partito alla cena della vigilia di Natale, ma la presenza dei fratelli, Leo e Bruno, che presto inizieranno a bisticciare tra loro rovinerà la serata, e forse l’intera carriera politica della sorella.
Nel secondo episodio un ricco imprenditore, Max Tortora, decide di trascorrere il Capodanno alla mensa dei poveri, per ragioni d’immagine più che per reale spirito di condivisione. Ma, nemesi divina, qui incontrerà un suo ex dipendente ingiustamente licenziato che non gliela farà passare liscia. Il terzo episodio è ambientato a San Valentino, e mette al centro il classico triangolo lui, lei l’altra con una ulteriore, curiosa variante.
Nel quarto e ultimo episodio una celebre conduttrice televisiva è costretta a chiedere scusa ai telespettatori per la messa in onda di un servizio decisamente poco opportuno sulle donne andato in onda proprio l’8 marzo, Festa della donna.
Interessante nelle intenzioni e anche nelle prove d’attore, il film stenta sotto il profilo della scrittura che non riesce a dosare in modo adeguato comicità e dramma, risate e amarezza, scivolando in troppe occasione nel retorico e nel dejà vu, perdendo in credibilità.