Peste dei cinghiali, una campagna fallimentare

Coldiretti: “Gli obiettivi di abbattimento annunciati sono lontanissimi. E crescono i casi di Psa”

Cinghiali Foto Costanza Bono02
Foto Costanza Bono

Ad un anno dal primo caso di peste dei cinghiali individuato in Piemonte, i numeri di quella che doveva essere un’azione straordinaria di depopolamento sono del tutto insufficienti, rendendo insostenibile una situazione che danneggia le aziende agricole, l’ambiente ed espone i cittadini ad incidenti stradali, purtroppo anche mortali. È quanto evidenzia Coldiretti Cuneo commentando l’inadeguatezza delle soluzioni sin qui adottate per fermare l’emergenza e garantire alle imprese la regolare operatività. In base ai dati dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, sono in costante crescita i casi positivi di Psa, Peste suina africana, riscontrati in Piemonte (ben 176 in provincia di Alessandria secondo l’ultimo bollettino datato 19 gennaio 2023) eppure - spiega Coldiretti Cuneo - è ancora lontanissimo l’obiettivo dei 50.000 abbattimenti di cinghiali sul territorio regionale, per ora fermo sotto la soglia dei 16.000.

“Tante parole, diverse riunioni, ordinanze regionali, barriere e recinzioni in costruzione, senza un’effettiva tempistica in termini di conclusione dei lavori e di attivazione di interventi straordinari e risolutori. La realtà è deludente e alquanto critica con danni economici incalcolabili alle imprese agricole e all’ambiente e minacce alla sicurezza di tutti i cittadini” dichiara il presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada. Basti pensare che negli ultimi 7 anni i danni causati dai cinghiali si aggirano intorno ai 17 milioni di euro in Piemonte, secondo i dati dell’Ispra. “Occorre prendere atto una volta per tutte che i cacciatori non stanno supportando, soprattutto nelle zone interessate dalla Psa, le operazioni necessarie e più in generale la campagna di depopolamento del cinghiale - conclude Nada -: si deve quindi dare piena attuazione alle disposizioni recentemente introdotte con la riscrittura dell’articolo 19 della Legge n. 157/92 in tema di un efficace controllo della fauna selvatica. Ecco perché è urgente investire per incrementare il personale preposto all’attività di abbattimento e vanno messi in atto senza più scuse, applicando le linee guida operative, tutti gli interventi, senza dipendere dagli Atc e Ca che, salvo rare eccezioni, hanno di fatto bloccato finora l’operatività”.