Un anno di guerra: il limbo nel futuro degli ucraini nel Fossanese

Ucraina mamma con foto figlio - Udienza_2311202 -
Mamma Ucraina con la foto del figlio militare durante un’udienza di Papa Francesco - Foto Calvarese-SIR

Un anno. Tanto è passato da quella che secondo molti doveva essere una guerra lampo. E invece il conflitto russo-ucraino continua senza sosta e senza apparenti cambiamenti. Soprattutto sembra, oggi, ben lontano da quella veloce conclusione che ci si aspettava, e si auspicava, a febbraio 2022. E in balia della guerra rimane anche chi dalle bombe e dalle case distrutte è fuggito e ha trovato ospitalità nel nostro territorio. Grazie alla generosità di sapori Reclusi che ha organizzato pullman dal confine, della Caritas e di tante famiglie che hanno messo a disposizione alloggi e vari tipi di aiuto. Ci sono stati progetti di accoglienza, momenti conviviali, lezioni di italiano e anche di fotografia.

Quelli arrivati nel Fossanese e accolti tra aprile-maggio scorsi erano 64, a cui se ne aggiungono altri accolti autonomamente da famiglie residenti sul territorio. Soprattutto donne e bambini, più un paio di famiglie “al completo”. “Di queste 64 persone ora ce ne sono ancora 39 qui, di cui 13 minori che frequentano la scuola, dal nido alle superiori - ci spiega il direttore della Caritas Fossano Nino Mana -. Gli altri sono partiti, qualcuno già a giugno, altri durante l’autunno”. Una famiglia ha scelto di trasferirsi in Polonia, un’altra in Francia. Tutti gli altri sono tornati in Ucraina, nonostante i rischi. Lo hanno fatto perché “in molti casi avevano lasciato parte della famiglia lì, oppure per tornare ad occuparsi delle loro attività”. A pesare sulla scelta anche la distanza linguistica e culturale che c’è con il nostro Paese che, ad alcuni, è sembrata insormontabile.

“Immediatamente con lo scoppio del conflitto abbiamo trovato molte famiglie di cuore che hanno accolto con piacere i rifugiati - continua Mana -. Ma quella che sembrava dovesse essere un’ospitalità da offrire per alcune settimane si è rivelata in realtà un periodo molto più lungo”.

LE STORIE

Centallo. Olga, in questo momento, è a Uman, la città nell’ovest dell’Ucraina che aveva lasciato a marzo dell’anno scorso, in fuga dalla guerra. È andata a far visita ai familiari, che non vedeva da quasi un anno. Ma tra un mesetto tornerà a Centallo, dalla sorella Lyuba e dal cognato Dario Chirio con cui ha vissuto per mesi, da quel 10 marzo in cui venne accolta in famiglia con la ex nuora Alina, suo figlio Arsen e l’altra nipote Alina. Su “la Fedeltà” del 30 marzo avevamo raccontato del loro arrivo. Torniamo ad occuparci di loro per fare il punto della situazione ad un anno dall’inizio della guerra.

La famiglia ucraina accolta a Cervere con don Davide Pastore

Cervere. “Ogni bomba che cade distrugge la speranza di pace. C’è una sola vita, un solo mondo. Non posso accettare sia possibile una situazione del genere”. Sono le parole toccanti di Dimitro, ingegnere in pensione accolto dallo scorso maggio da don Davide Pastore che all’emergenza Ucraina ha risposto aprendo le porte della sua canonica di Cervere. Con Dimitro sono arrivate la moglie Zoia, anche lei ingegnere in pensione, la figlia Alisa, 32 anni metereologa, con sua figlia Ieva di 7 anni e Anna (cognata di Alisa), 36 anni insegnante, con la figlia Mila di 5; con loro anche l’adorata Lore una simpatica cagnetta di 11 anni. Alle loro spalle si sono lasciati le macerie di Kharkiv, la città dove fino a un anno fa abitavano conducendo una vita serena, ricca di soddisfazioni e affetti.
In Ucraina sono rimasti i mariti di Alisa e Anna, perché, come tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni, non possono lasciare il Paese. “Siamo arrivati pensando di stare due mesi- dice Alisa affranta -, ne sono passati dieci e chissà quanto ancora dovremmo stare”.

Albina - Ucraina testimonianze
Albina è ospitata a Fossano da quasi un anno

Fossano. L’Italia, prima della guerra, la sognava come una terra che avrebbe visitato un giorno da turista: oggi è la sua seconda casa. La giovane Albina, studentessa a un passo dalla laurea, è giunta a Fossano circa undici mesi fa, dopo l’inizio della guerra: ospitata in una famiglia, ha un lavoro e, intanto, continua a frequentare le lezioni universitarie tramite il web. Grande è la sua preoccupazione per il fidanzato, che è rimasto in Ucraina e vive vicino al confine polacco. La paura è che sia chiamato alle armi. “Temiamo che la Bielorussia, il cui presidente è amico di Putin, ci attacchi - spiega Albina -. L’anno scorso, il mio fidanzato ha perso il suo migliore amico in guerra”.

Bene Vagienna. Nella sua lunga storia, il castello di Bene Vagienna è stato anche un ospedale: un anno fa, un gruppo di volontari ha allestito l’ex reparto Maternità perché potesse accogliere due famiglie di profughi ucraini. E queste due famiglie oggi sono ben integrate nella vita cittadina: i papà lavorano in aziende del paese, i figli - cinque in totale - frequentano le scuole locali. In Ucraina, raccontano, la vita è difficilissima: mancano luce e gas, il cibo è poco e ha prezzi molto elevati, il lavoro manca. “La guerra è un inferno”, ci dicono, "qui abbiamo messo in salvo i nostri figli".

Alcuni componenti delle due famiglie accolti al Castello di Bene Vagienna

Gli articoli e le interviste complete su La Fedeltà di mercoledì 22 febbraio