Da Bene Vagienna a Francoforte sul Meno, passando per la formazione scolastica a Fossano. Enrico Salomone lavora alla Banca centrale europea, dopo aver frequentato il liceo Ancina nella città degli Acaja e l’università Bocconi di Milano. Insomma, un talentuoso figlio della Granda - oggi 41enne - che ci permette di parlare dei tanti giovani che lasciano l’Italia per l’estero. “La Fedeltà” gli ha chiesto di scambiare quattro chiacchiere: e lui ha acconsentito, chiedendoci di precisare che “il contenuto dell’articolo deriva da sue opinioni personali, che non riflettono necessariamente quelle della Banca centrale europea”.
Spiega Enrico: “Lavoro per il dipartimento di Vigilanza bancaria della Bce, creato nel 2014 come un’evoluzione della precedente vigilanza, che era effettuata a livello nazionale: oggi esiste un sistema di vigilanza in cui le banche centrali nazionali - nel nostro caso la Banca d’Italia - lavorano insieme, e la Bce ne è capofila. Specificatamente lavoro nell’Ispettorato, costituito da duecento persone, migliaia se aggiungiamo i colleghi delle singole banche nazionali: persone che vanno, anche fisicamente, nelle varie banche per verificare che la regolamentazione sia rispettata, seppur, dopo il Covid, in «forma ibrida», cioè anche da remoto. Questi controlli si effettuano nelle grandi banche: è, come dicevo, un sistema europeo, e può così capitare che ispettori belgi vengano ad esempio in Italia”. Enrico, in particolare, si occupa “di ispezione di modelli matematico/statistici per stimare i rischi di mercato, di solito in qualità di capo-ispettore”: “Per ogni ispezione - continua - mi viene assegnato un team diverso, che può essere costituito da ispettori della Bce e/o di una banca nazionale. Verifichiamo il rispetto delle specifiche richieste dalla legge europea, ma anche che il rischio di mercato sia ben calcolato”.
Articolo completo su "la Fedeltà" in edicola fino a domani, martedì 28 febbraio