“Una profonda tristezza e un acuto dolore attraversano il Paese per l’ennesimo naufragio avvenuto sulle nostre coste. Le vittime sono di tutti e le sentiamo nostre”. Lo dichiara il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in merito al naufragio avvenuto alle prime ore del mattino di domenica 26 febbraio davanti alle coste di Cutro (Crotone). Finora sono 63 i cadaveri recuperati, tra cui quelli di numerosi bambini e un neonato: “Li affidiamo a Dio con un pensiero per le loro famiglie”. Per il cardinale, “questa ennesima tragedia, nella sua drammaticità, ricorda che la questione dei migranti e dei rifugiati va affrontata con responsabilità e umanità. Non possiamo ripetere parole che abbiamo sprecato in eventi tragici simili a questo, che hanno reso il Mediterraneo in venti anni un grande cimitero”. “Occorrono scelte e politiche, nazionali ed europee, con una determinazione nuova e con la consapevolezza che non farle permette il ripetersi di situazioni analoghe”, precisa il presidente della Cei. “Che sia una nuova operazione Mare Nostrum o Sophia o Irini, ciò che conta è che sia una risposta strutturale, condivisa e solidale tra le Istituzioni e i Paesi. Perché nessuno sia lasciato solo e l’Europa sia all’altezza delle tradizioni di difesa della persona e di accoglienza”, sottolinea il card. Zuppi.
Le risorse vanno investite nell’accompagnamento delle persone, non in muri o campi disumani
“Mentre i rami del Parlamento approvano un urgente e straordinario decreto per regolare i flussi migratori, che di urgente e straordinario ha solo l’ennesima operazione ideologica, indebolendo in realtà le azioni di salvataggio in mare delle navi Ong, un barcone spezzato dalla burrasca della notte, che portava almeno 150 migranti, si è inabissato nel Mediterraneo, al largo delle coste calabre crotonesi”. Sono le parole di mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni della Cei (Cemi) e di Fondazione Migrantes. Vittime che “vanno ad aumentare le migliaia di morti e di tombe anonime nel cimitero del Mediterraneo”, ha proseguito l’arcivescovo parlando di “un nuovo drammatico segnale sulla disperazione di chi si mette in fuga da situazioni disumane di sfruttamento, violenza, miseria e di chi è indifferente politicamente a questo dramma. Un nuovo drammatico segnale che indebolisce la democrazia, perché indebolisce la tutela dei diritti umani: dal diritto alla vita al diritto di migrare, al diritto di protezione internazionale”. “Mentre queste morti non possono che generare vergogna, chiedono un impegno europeo per un’operazione Mare nostrum, che metta strettamente in collaborazione le istituzioni europee, i Paesi europei, la società civile europea rappresentata dalle Ong”, ha sottolineato mons. Perego, per il quale “la collaborazione con i Paesi del Nord Africa non può limitarsi a interessi energetici o a sostegni per impedire i viaggi della speranza, ma deve portare a un canale umanitario permanente e controllato nel Mediterraneo verso l’Europa”. “Le risorse – ha ammonito il presidente di Cemi e Fondazione Migrantes – vanno investite nella tutela della vita, nell’accompagnamento delle persone non in muri o campi disumani”.
Penalizzare gli interventi di salvataggio in mare è disumano
“È purtroppo solo l’ultimo di tanti episodi che ci devono interrogare- aggiunge don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana -. Questo naufragio avviene all’indomani della conversione in legge del decreto che limita gli interventi di salvataggio in mare. Penalizzare, anziché incoraggiare, quanti operano sul campo non fa che aumentare uno squilibrio di umanità. La vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile”.