Ci si può assuefare al dolore e alla morte? Sembrerebbe di sì, se dopo poche ore ci si dimentica anche dell’ennesima tragedia in mare. Ancora morti nel Mediterraneo e sulle coste italiane in quello che è ormai uno sterminato cimitero che fagocita vittime quasi ogni giorno. Incessantemente. Qualche giornale, dopo i fatti dei giorni scorsi nel mare di Calabria, ha titolato “Strage degli innocenti” ed è così. Nessuno merita una morte del genere, e nessuno cerca una morte così, né si avventura in un viaggio del genere se non nella speranza di una salvezza da un mare di disperazione. Sono morti che ci interpellano. Tutti. Il card. Zuppi, presidente della Cei, ha implorato un “supplemento di umanità”. Perché di questo si tratta. Vale per tutti. A partire da noi, semplici cittadini, fino a chi ha la nostra delega per decidere, in Italia così come in Europa. E si tratta di difendere l’umanità ancor prima dei confini, di salvare vite ancor prima di tutelare interessi. Non abituiamoci alle tragedie evitabili, non abituiamoci alle guerre che “inevitabilmente” seminano morte. Sembra ormai lontano il lungo periodo dell’epidemia, quando ci si sentiva tutti (o quasi) uniti per far fronte comune. Tutti un po’ più fragili, e per questo bisognosi di aiutarsi l’un l’altro. Se ci voltiamo dall’altra parte, perdiamo la cosa più importante che contraddistingue gli esseri umani. Essere umani.