Giulia Grimaldi ci fa viaggiare e degustare il mondo

la giornalista giulia grimaldi

È fossanese di nascita, ed è cresciuta qui fino alla fine delle scuole superiori. Poi la voglia di scoprire e confrontarsi con realtà diverse da quella della piccola provincia cuneese l’hanno portata in giro per il mondo. E ora lei, Giulia Grimaldi, porta in giro noi per il mondo. Con i suoi articoli, i suoi consigli per il weekend perfetto nelle Fiandre, a Doha o nella più vicina Val Formazza (tanto per fare un esempio), per la miglior sardenaira da mangiare tra Sanremo e Mentone, o ancora raccontando mille piccole curiosità - culinarie e non - da scoprire lungo il nostro splendido stivale.

Non mi sono trovata mai molto a mio agio qui (a Fossano, ndr) e appena ho avuto l’occasione di andare a studiare fuori per l’università l’ho colta al volo - ci racconta -. Ho sempre voluto esplorare posti nuovi e non so bene da che punto dell’adolescenza ho deciso che avrei fatto la giornalista. In mente avevo la reporter di guerra romanzata dei grandi film e, sebbene non avessi idea di dove iniziare, ero certa che non potesse essere un tranquillo paese della provincia di Cuneo”.

I tuoi articoli appaiono su Lonely Planet, Vice e altre riviste o portali del settore… Come ci sei arrivata? È stato un percorso tortuoso e complicato e non credo di essere assolutamente arrivata. Ho iniziato a scrivere per un giornale locale (La piazza grande) al liceo, poi ho studiato giornalismo all’estero facendo esperienza il più possibile in pubblicazioni di tutti i tipi, da un quotidiano in India a una radio in Galles. Eppure quando sono rientrata in Italia, non avendo contatti diretti nel mondo del giornalismo ma soltanto una laurea in lingua inglese ottenuta in Inghilterra e Olanda, non sono riuscita a inserirmi. Sono andata in Egitto durante le primavere arabe e ricordo che mandavo proposte di articoli agli indirizzi email generici dei giornali, ma nessuno rispondeva. Poi ho ottenuto una borsa di studio alla scuola Holden (sempre facendo vari lavori più o meno retribuiti), ho ripulito il mio italiano, iniziato a scrivere per il digital (che essendo considerato di serie B era più aperto dei giornali tradizionali) e da lì sono finita prima in un’agenzia di comunicazione e poi alla Lonely Planet, dove finalmente ho avuto un po’ di fortuna e mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto. In ogni caso credo di non aver mai fatto una cosa sola, che non credo sia una cosa positiva, ma semplicemente parte del motivo per cui poi qualcosa è andato al posto giusto.
Le esperienze all’estero sono assolutamente parte di me. Non ne potrei fare a meno e non ho idea di chi potrei essere se non avessi vissuto in Paesi diversi, con coinquilini diversi e quegli amici che non vedi mai ma che sai che sono pronti ad accoglierti anche subito in qualunque parte del mondo.

Come ti definisci? giornalista, storyteller, digital creator? Ecco in effetti questa è la parte più difficile, anche perché ho sviluppato diverse professionalità. Non sono giornalista in Italia, perché non sono iscritta all’albo, ma lo sono negli altri Paesi dove l’albo non esiste. Attualmente il mio lavoro principale è di editor in chief, ma da quest’anno sono freelance e libera di lavorare su vari aspetti che mi interessano del mondo della comunicazione e del racconto. Forse content specialist è la dicitura più vaga e quindi adatta, ci si può buttare dentro un po’ di strategia, tanta scrittura, un po’ di creatività e spolverare di storytelling.

Il viaggio che consiglieresti tra quelli che hai fatto? Ma io li consiglierei tutti, in momenti diversi e per motivi diversi. Il sud del Marocco per i paesaggi incredibili, i Balcani per il mix di culture e la natura selvaggia, il Libano perché se non ci si va non si può capire, Samotracia per rilassarsi. Anche l’Iran, ovviamente non ora, ma non appena vincerà la rivoluzione dei giovani.

Intervista completa su La Fedeltà di mercoledì 8 marzo