L’impegno delle diocesi piemontesi per l’Ucraina: accolte oltre tremila persone

La settimana scorsa l’Ambasciatore ucraino è stato in visita a Torino

Ucraina Aiuti Umanitari Da Caritas Polonia 2
Ucraina, un operatore di Caritas Polonia distribuisce aiuti umanitari (foto Caritas Polska)

L’Ambasciatore ucraino in Italia Yaroslav Melnyk ha dedicato la giornata di giovedì 9 marzo al Piemonte per fare il punto delle azioni di sostegno che la Regione – istituzioni, enti, associazioni, singoli cittadini – ha messo in pista in questo primo anno di conflitto. Imponente la mole di lavoro fatto, anche con qualche unicum nazionale come il call center per informazioni in lingua. All’incontro con i soggetti del privato sociale attivi sul tema era anche presente la rete regionale delle Caritas che ha potuto illustrare il lavoro finora svolto.

Le diocesi della regione conciliare insieme hanno preso in carico circa 3.300 persone, per oltre 1.300 nuclei familiari. Sono una ottantina gli over settanta accompagnati, ma il vero numero sbalorditivo riguarda i minori: oltre 1000 quelli sostenuti al di fuori delle accoglienze e circa 250 accolti con altri adulti a livello residenziale. Una ventina anche i disabili che, fortunatamente, hanno avuto anche altri enti che se ne sono fatti carico, come il Cottolengo di Torino. Per le accoglienze, la più parte ha trovato alloggio in abitazioni che privati hanno messo a disposizione di parrocchie o di uffici diocesani, ma non mancano le strutture parrocchiali che, almeno nei primi mesi, hanno aperto palestre o saloni.

LO STILE

Accompagnamento, mediazione culturale, supporto relazionale e inserimento nella vita ordinaria della comunità sono stati gli elementi di metodo attuati nei percorsi di accoglienza. La maggior parte degli ospiti, oltre l’85%, è arrivata per auto segnalazione o per indirizzo da parte di amici ucraini già presenti sul territorio. Il resto tramite la rete regionale, quella delle Prefetture e gli accordi nazionali stipulati da Caritas Italiana con vari organismi.

Dalla fine dell’estate 2022 si è intensificato il turn over degli ospiti e una parte ha provveduto in maniera autonoma o ha provato il rientro in Ucraina. Il protrarsi della emergenza ha suggerito al governo nazionale di prolungare l’ospitalità fino a fine 2023, ma tale prolungamento porta con se la necessità di risolvere a breve il tema della residenza anagrafica, elemento nodale per poter godere dei benefici sociali e sanitari nel nostro paese. Stessa causa sta alla base della necessità di trovare nuove soluzioni abitative a lungo termine in sostituzione di quelle a breve e medio che generosissimi privati avevano messo in campo e che, da adesso in poi, non possono più sostenere. Per quanto riguarda le quasi 2.800 persone accompagnate non con l’accoglienza residenziale, la rete Caritas del Piemonte ha fornito cibo, vestiario e medicine, ha agevolato l’inserimento dei minori nelle scuole o nelle attività invernali ed estive degli oratori, ha fatto trasporto per il reperimento dei documenti necessari e mediazione culturale specie nei primi tempi dall’arrivo in Italia.

L’AVVIO AL LAVORO E LA COLLETTA

Non indifferente lo sforzo per l’inserimento lavorativo di quelle persone che da subito avevano il sentore di doversi trattenere a lungo. Tutti servizi che si sono solo un po’ affievoliti con l’andare del tempo, ma che sono ancora tutti presenti e che riguardano anche famiglie ucraine già da tempo residente nelle nostre città e ora gravate dall’ospitalità di parenti o amici in fuga.

La colletta fatta a suo tempo nelle Chiese del Piemonte ha prodotto una cifra vicina al milione di euro che è confluita nel salvadanaio da cui si attinge per le azioni di sostegno in Ucraina direttamente o presso le Caritas nazionali limitrofe. Da sole non potrebbero fare molto; coordinate a livello regionale per l’accoglienza e i servizi e a livello nazionale per il sostegno a distanza le Caritas possono fare molto di più. L’ambasciatore, il console generale e il console onorario lo hanno riconosciuto dicendo un grazie sentito e per nulla formale. Non ce n’era bisogno perché il sorriso sul volto di un bimbo aiutato o il pensiero che in lui si è riconosciuto il volto di Gesù è più che sufficiente.

Pierluigi Dovis, Delegato regionale Caritas Piemonte e Valle d’Aosta