Come Francesco

Vaticano, 21 Ottobre 2020
(foto SIR/Marco Calvarese)

Buonasera! Fu questa la prima parola pronunciata, dieci anni fa, dal loggiato della Basilica di San Pietro di fronte ad una folla immensa e in attesa. La normalità, la vicinanza alla vita delle persone, l’accoglienza, tutto concentrato in una sola parola. Papa Francesco non si è fermato lì, e le sue parole, le sue azioni hanno dimostrato - ci fosse il caso - che quel primo intervento di un uomo venuto “quasi dalla fine del mondo” non era una strategia per essere più “pop”, ma la cifra di un percorso che non si è mai smentito. E fermato. L’attenzione alle persone, a tutte le persone, alle loro vite, a questo nostro pianeta malato, violentato e avvelenato. Il rimando costante a Dio che non è qualcosa che verrà, ma qualcosa che è. Così come non lo sono gli ultimi che “saranno i primi”. Gli ultimi sono e devono essere già ora messi al primo posto. Solo così si può costruire un mondo più giusto, con meno disparità. Non sono mancate in questi anni le critiche per questo Francesco che vuole andare all’essenziale. Del resto, nella storia c’è già stato un altro Francesco che con il suo stile di vita essenziale aveva provocato qualche rumore e qualche malumore. Non a caso Bergoglio ha scelto quel nome. E ha messo in pratica quel messaggio che è una proposta forte, radicale, tutt’altro che pop o “piaciona” tanto per accontentare tutti. E a chi lo critica di non occuparsi soltanto di Fede... beh forse non serve neppure una risposta. Se la fede non è parte della vita ed è al suo servizio, allora non serve a nulla. E Francesco, come il poverello d’Assisi, è per la vita.