A 96 anni (ne avrebbe compiuti 97 il 28 aprile) è morta Caterina (Rina) Giusiano vedova Lingua, sarta e per un certo periodo, bidella alla scuola elementare del paese.
Originaria di San Vittore, a 14 anni si iscrisse alla scuola di taglio a Savigliano. Si era in tempo di guerra e spesso ricordava come fosse difficile raggiungere la scuola con le strade “piene di tedeschi”. Una volta fu fermata e trattenuta per un quarto d’ora; altre volte doveva gettarsi nel fossato per paura delle bombe. Del periodo della guerra ricordava di quando la sua famiglia nascose i partigiani; arrivarono i tedeschi e suo fratello fece uscire i giovani da una porta sul retro, nascondendoli nella meliga. Un’altra volta i tedeschi vennero a fare un nuovo controllo; cercavano il fratello e le tennero la pistola puntata addosso per un bel po’ di tempo. Rina raccontava questi episodi descrivendo i sentimenti di paura che aveva vissuto, intercalando i suoi racconti con “Ah, la guerra!”
Svolse la sua attività di sarta per i famigliari, i parenti e le famiglie di San Lorenzo. Ricordava con orgoglio di aver vestito sua sorella da sposa e di aver confezionato il corredo per il battesimo del suo primo bambino. Dell’attività di bidella ricordava la stufa a carbone, da riempire e accendere molto presto e le pulizie che faceva quando i ragazzi andavano a casa da scuola.
Donna minuta e intelligente, era appassionata alla lettura. “Mi sarebbe piaciuto studiare ma eravamo in cinque e avevamo tanto lavoro. Ho fatto solo la quarta” – raccontava -. Così ripiegò sui libri della biblioteca. E finché la salute glielo ha permesso ha letto il giornale. Anche suo marito Gepe leggeva volentieri. “Tantissimi libri –raccontava Rina -. Quando l’ho sposato non aveva niente. Una mia amica mi disse: ‘Sei ancora in tempo, non sposarlo, non ha proprio niente’. Ma io non lo sposavo mica per i soldi. Ci volevamo bene. In quasi cinquant’anni non abbiamo mai litigato. Mai una parola. Quello che piaceva a me piaceva anche a lui”.
Quando, nel ’64, suo marito fu colpito da infarto lei si rimboccò le maniche e si iscrisse alla scuola guida per poter essere autonoma nei movimenti. Una decisione che risultò utilissima perché, oltre che del marito, Rina si occupò dell’assistenza di tutti i suoi famigliari: la mamma (che in vecchiaia venne a vivere con lei), la suocera (con cui ha sempre vissuto) e il cognato, che nell’81 subì l’amputazione della gamba.
Il funerale si è svolto sabato pomeriggio nella parrocchia di San Lorenzo.
Lascia le figlie Marilena (presidente dell’associazione Insieme per l’India) con Michelangelo, Olga con Beppe, i nipoti Roberto con Roberta, Edoardo e Matilde
Michele, Akhila e la sorella Pietrina. A tutti affettuose condoglianze da parte della redazione de La Fedeltà.