“Everything Everywhere All at Once” – “What’s love?”

Everything Everywhere All at Once

EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE
di Dan Kwan, Daniel Scheinert; con Michelle Yeoh, Stephanie Hsu, Ke Huy Quan, James Hong, Jamie Lee Curtis, Usa, 2022, durata 139 minuti. 

Sull’onda del clamoroso successo alla serata degli Oscar, il fortunato film dei “Daniels”prolunga la sua presenza in sala rastrellando nuovi spettatori al botteghino. Sette premi tra cui miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, per “Everything Everywhere All at Once” di Dan Kwan, Daniel Scheinert, un risultato strabiliante che ha sorpreso registi ed interpreti che non si aspettavano un simile trionfo. Ad essere sinceri l’Academy (l’organismo che assegna i prestigiosi riconoscimenti) lasciando a bocca asciutta Spielberg con il favorito, e bellissimo, “The Fabelmans” ha stupito almeno in parte  anche critica e  pubblico, perché il film di Daniel Kwan e Daniel Scheinert convince, ma soltanto in parte. 
Imprenditrice cinese-americana di mezza età, Evelyn (Michelle Yeoh) gestisce con il marito una lavanderia a gettoni, gli affari non vanno troppo bene ed anche il loro matrimonio mostra più di una falla, per non parlare del cattivo rapporto tra Evelyn e la figlia Joy. La famigliola, con tanto di nonno Gong Gong  in sedia rotelle si reca presso l’agenzia delle entrate perché sono in arretrato con le tasse e rischiano una pesante multa. Ed è qui che avviene la rivelazione: la donna assumerà su di sé le capacità delle proprie varianti presenti nel multiverso al fine di arrestare una pericolosa entità maligna in grado di scatenare il caos a livello globale. A partire da quel momento le linee narrative si intersecano e moltiplicano e il film si trasforma in una miscela di generi che con discutibile efficacia si sovrappongono senza soluzione di continuità, dalla commedia, al melò, dal film di arti marziali alla fantascienza, all’animazione, e se dal punto di vista meramente visivo il film in certi momenti ha dello strabiliante (ed è quindi più che meritato l’Oscar a Paul Rogers per il montaggio) è sotto il profilo narrativo che “Everything Everywhere All at Once” mette in luce più di una pecca. La vicenda perde continuità e coerenza, le sequenze dei combattimenti sono incredibilmente lunghe e noiose, le situazioni si affastellano in una sorta di bulimia espositiva in ragione della quale si fatica a capire il cosa e il perché di molte azioni dei protagonisti. A dispetto di tanto fragore visivo ed espositivo (che nasconde un sostanziale vuoto narrativo), gli sbadigli hanno la meglio. Com’è noto anche all’Academy prendono cantonate, chiedere a Di Caprio e Morricone per conferme. 

What’s love?
WHAT’S LOVE?
di Shekhar Kapur; con Lily James, Emma Thompson, Shazad Latif, Shabana Azmi, Sajal Ali, Gran Bretagna, 2022, durata 108 minuti.

Londra, Zoe e Kazim sono due trentenni, amici sin dall’infanzia. Entrambi hanno a che fare con delle famiglie decisamente invadenti. Zoe, regista di documentari, deve vedersela con la madre Cath (un’esilarante Emma Thompson) che le organizza degli appuntamenti online con la chiara intenzione di procurarle un marito. Kazim, è un medico oncologo di origine pakistana e nonostante viva da sempre a Londra sente il peso delle tradizioni culturali da rispettare, soprattutto nel caso si innamorasse di una ragazza. La relazione tra i due amici subisce una svolta quando Zoe, invitata dalla madre Cath a partecipare al matrimonio combinato del figlio dei vicini di casa incontra appunto Karim, che è il fratello dello sposo, che le rivela di aver scelto anche lui la strada del matrimonio combinato. Un po’ stupita, un po’ dispiaciuta, Zoe - che è affascinata da Karim, ma non lo vuole rivelare neppure a se stessa -   viene invitata dall’amico a recarsi insieme a lui a Lahore, in Pakistan, dove conoscerà la promessa sposa. Zoe non si sottrae all’invito, decidendo di rilanciare e di girare un documentario sui matrimoni combinati. Ma per quanto la tradizione abbia il suo peso, la scintilla tra Kazim e Zoe sembra scoccata…
Divertente e coloratissima commedia su come possa essere declinato l’amore e la relazione in differenti parti del mondo, “What’s love?” vede il ritorno dietro la macchina da presa di uno dei migliori registi indiani degli ultimi vent’anni (“Le quattro piume”, “Elisabeth, the golden age”) questa volta alla prova con una commedia che fa la gimcana tra stereotipi e luoghi comuni - sia quelli tipicamente british che quelli indiani-pakistani, sia chiaro - riuscendo a far sorridere senza graffiare troppo sull’ingombrante peso della tradizione e sulle contraddizioni della “società globale”.