Uniti attorno al vescovo Piero Delbosco, i sacerdoti della diocesi di Cuneo e Fossano, i diaconi permanenti, i vescovi emeriti Giuseppe Cavallotto e Giuseppe Guerrini hanno iniziato oggi, Giovedì Santo (6 aprile), il Triduo pasquale nella Cattedrale di Fossano. Durante la Messa crismale - che manifesta la comunione di sacerdoti e diaconi con il proprio Vescovo a servizio dell'intero popolo di Dio - sono stati consacrati gli oli santi (il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio per i malati) e i presbiteri hanno rinnovato le promesse fatte il giorno della loro ordinazione sacerdotale.
“Questa mattina vogliamo celebrare la scelta che il Signore ha fatto: di continuare la sua missione mettendola nelle nostre mani e servendosi di noi, nonostante le nostre povertà e fragilità - ha detto mons. Delbosco all’inizio dell’omelia -. Se un giorno gli abbiamo detto “sì” è perché ci siamo innamorati di Lui, della Sua Parola, del Vangelo e, con una discreta dose d’incoscienza, ci siamo avventurati per questa strada. (...) Questa mattina, ognuno di noi è qui con la propria storia, con le proprie qualità e difetti, con la mente e il cuore proiettati verso il Triduo pasquale, con tutte le preoccupazioni per coloro a cui siamo stati affidati, ma riconoscenti d’essere tra i suoi, cioè tra coloro che ha scelto e mandato a coltivare la sua vigna. Il Signore si è fidato di noi e vuole che ci sosteniamo camminando insieme”. “Sono ammirato ed edificato dall’impegno e dal dono che fate di voi stessi agli altri - ha aggiunto -. Tutto ciò mi viene confermato da tanta gente che vi apprezza, che ci tiene alla vostra presenza, che si preoccupa di voi e che prega per la vostra santità. Sono tanti, molto più di quel che pensiamo”. Ha poi ricordato il ministero dei sacerdoti, chiamati a portare “il lieto annuncio ai poveri e rimetterli in piedi”, ad essere accanto alle persone: “Dobbiamo essere grati a Dio per le persone a cui siamo stati affidati. Ci guardano, ci cercano, ci scusano, ci sono vicini”.
Nella seconda parte il vescovo ha fatto riferimento al cammino di fusione delle due diocesi, evidenziano i passi già compiuti ma anche le fatiche. “Sono cosciente e sto sperimentando un po’ di fatica che stiamo facendo da ambo le parti perché si tratta di un nuovo stile e nuove prospettive anche di tipo organizzativo. Non è possibile avere tutto e subito. Ma piccoli passi sono già stati fatti e ci stiamo accorgendo che non siamo poi così diversi. Ci sono molti doni che iniziamo a condividere. Fatichiamo di più a parlare di noi stessi, ad ascoltarci, a sostenerci tra preti e diaconi. Forse è una forma di riservatezza che dobbiamo superare. Ma guardiamo di più al positivo che già c’è. Mettiamo da parte le critiche, i pettegolezzi ecclesiali, i risentimenti del passato, le lamentele. Impariamo a dialogare di più, a lavorare maggiormente insieme, a rallegrarci di più nei momenti di distensione quanto mai necessari, a pregare di più gli uni per gli altri”.
“Termino - le ultime parole dell’omelia - invitando me e voi a pensare all’esempio che il Signore ci ha dato proprio prima di istituire il sacerdozio ministeriale ed il sacramento dell’Eucarestia”, quando si è cinto di un grembiule e ha lavato i piedi ai suoi.