Veglia pasquale, il Papa: “Ricorda e cammina, per tornare al primo incontro con Gesù”

Papa Francesco Veglia Pasquale
Basilica Vaticana, 8 aprile 2023: Papa Francesco introduce la Veglia di Pasqua con il rito del Fuoco e del Cero Pasquale (Vatican Media SIR)

Nella celebrazione della Notte Santa, con l’annuncio della Risurrezione di Cristo, Francesco invita tutti a riscoprire “lo stupore e la gioia” della nostra Galilea, il momento nel quale è iniziata “la nostra storia d’amore con Gesù”, e “lo abbiamo proclamato Signore della nostra vita”. Per riprendere coraggio di fronte al male, “e ai venti gelidi di guerra”, guardiamo non ad un Risorto astratto, ideale, ma alla “memoria concreta” di quell’incontro. È il messaggio che sintetizza l’omelia tenuta da Papa Francesco nella veglia pasquale, presieduta nella Basilica vaticana sabato sera 8 aprile.

Dal mesto cammino verso il sepolcro alla gioiosa corsa verso i discepoli
“La notte sta per finire e si accendono le prime luci dell’alba, quando le donne si mettono in cammino verso la tomba di Gesù” dice il Papa Francesco aprendo l’omelia. Ma, “giungendo presso quel luogo e vedendo la tomba vuota, invertono la rotta, cambiano strada; abbandonano il sepolcro e corrono ad annunciare ai discepoli un percorso nuovo: Gesù è risorto e li attende in Galilea. Nella vita di queste donne è avvenuta la Pasqua, che significa passaggio – ha spiegato -: esse, infatti, passano dal mesto cammino verso il sepolcro alla gioiosa corsa verso i discepoli, per dire loro non solo che il Signore è risorto, ma che c’è una meta da raggiungere subito, la Galilea. L’appuntamento col Risorto è lì, lì conduce la Risurrezione. La rinascita dei discepoli, la risurrezione del loro cuore passa dalla Galilea. Entriamo anche noi in questo cammino dei discepoli che va dalla tomba alla Galilea”.

Le tombe sigillate del presente
Le donne, dice il Vangelo, “andarono a visitare la tomba”. “Pensano che Gesù si trovi nel luogo della morte e che tutto sia finito per sempre”, ha proseguito il Papa raccontando che a “volte succede anche a noi di pensare che la gioia dell’incontro con Gesù appartenga al passato, mentre nel presente conosciamo soprattutto delle tombe sigillate: quelle delle nostre delusioni, delle nostre amarezze e della nostra sfiducia, quelle del ‘non c’è più niente da fare’, ‘le cose non cambieranno mai’, meglio vivere alla giornata’ perché ‘del domani non c’è certezza’”.
Spesso, ha sottolineato il Pontefice, “per queste o altre situazioni, i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe e noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti”. Tuttavia, l’invito del Papa è di fare come le donne a Pasqua che “non restano paralizzate davanti a una tomba” ma “corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli”. “Portano la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto! E – ha aggiunto -, al tempo stesso, custodiscono e trasmettono la raccomandazione del Signore, il suo invito ai discepoli: che vadano in Galilea, perché là lo vedranno”.

Veglia Pasquale
Roma 8–4-2023, Basilica Vaticana: Papa Francesco celebra la Messa nella notte di Pasqua (foto Cristian Gennari/Siciliani - SIR)

Evadere dalla paura per camminare verso il futuro
“Che cosa significa andare in Galilea?” chiede il Papa nell’omelia. “Due cose – la risposta -: da una parte uscire dalla chiusura del cenacolo per andare nella regione abitata dalle genti, uscire dal nascondimento per aprirsi alla missione, evadere dalla paura per camminare verso il futuro. Dall’altra parte, significa ritornare alle origini, perché proprio in Galilea tutto era iniziato. Lì il Signore aveva incontrato e chiamato per la prima volta i discepoli. Dunque, andare in Galilea è tornare alla grazia originaria, è riacquistare la memoria che rigenera la speranza, la ‘memoria del futuro’ con la quale siamo stati segnati dal Risorto”.
“Ecco allora che cosa fa la Pasqua del Signore – ha spiegato il Papa -: ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia; ma, per fare questo, la Pasqua del Signore ci riporta al nostro passato di grazia, ci fa riandare in Galilea, là dov’è iniziata la nostra storia d’amore con Gesù. Ci chiede, cioè, di rivivere quel momento, quella situazione, quell’esperienza in cui abbiamo incontrato il Signore, abbiamo sperimentato il suo amore e abbiamo ricevuto uno sguardo nuovo e luminoso su noi stessi, sulla realtà, sul mistero della vita”.

Per riprendere il cammino, abbiamo sempre bisogno di ritornare in Galilea
“Per risorgere, per ricominciare, per riprendere il cammino, abbiamo sempre bisogno di ritornare in Galilea, cioè di riandare non a un Gesù astratto, ideale, ma alla memoria viva, concreta e palpitante del primo incontro con Lui. Sì, fratelli e sorelle, per camminare dobbiamo ricordare; per avere speranza dobbiamo nutrire la memoria”. Questo è l’invito: ricorda e cammina! – ha aggiunto Francesco -. Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell’incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina”.

Ognuno torni alla propria Galilea, quella del primo incontro, e risorgiamo a vita nuova!
“Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea. È il ‘luogo’ nel quale hai conosciuto Gesù di persona, dove per te Egli non è rimasto un personaggio storico come altri, ma è divenuto la persona della vita. Fratello, sorella – l’avvertimento del Papa -, fai memoria della Galilea, della tua Galilea: della tua chiamata, di quella Parola di Dio che in un preciso momento ha parlato proprio a te; di quell’esperienza forte nello Spirito, della più grande gioia del perdono provata dopo quella Confessione, di quel momento intenso e indimenticabile di preghiera, di quella luce che si è accesa dentro e ha trasformato la tua vita, di quell’incontro, di quel pellegrinaggio…”.
“Ciascuno di noi conosce il proprio luogo di risurrezione interiore, quello iniziale, quello fondante, quello che ha cambiato le cose – ha avvertito -. Non possiamo lasciarlo al passato, il Risorto ci invita ad andare lì per fare la Pasqua. Ricorda la tua Galilea, fanne memoria, ravvivala oggi. Torna a quel primo incontro. Chiediti come è stato e quando è stato, ricostruiscine il contesto, il tempo e il luogo, riprovane l’emozione e le sensazioni, rivivine i colori e i sapori. Perché è quando hai dimenticato quel primo amore, è quando hai scordato quel primo incontro che è cominciata a depositarsi della polvere sul tuo cuore”.

La forza di Pasqua invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia
Ma oggi “la forza di Pasqua invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia; il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura, vuole illuminare la tua memoria santa, il tuo ricordo più bello, rendere attuale il primo incontro con Lui”. “Fratelli, sorelle – ha concluso il Papa -, seguiamo Gesù in Galilea, incontriamolo e adoriamolo lì dove Egli attende ognuno di noi. Ravviviamo la bellezza di quando, dopo averlo scoperto vivo, lo abbiamo proclamato Signore della nostra vita. Torniamo in Galilea, alla Galilea del primo amore, ognuno torni alla propria Galilea, quella del primo incontro, e risorgiamo a vita nuova!”.