La carne di Razza Piemontese declinata in diversi piatti è l’eccellenza di Stradegustando, la camminata enogastronomica che si terrà a Marene domenica 7 maggio. E proprio la carne è stata il tema centrale del convegno che si è tenuto venerdì 21 aprile a Marene nell’ambito della conferenza stampa di presentazione della manifestazione. Presenti Paolo Giobergia vicepresidente della Pro loco di Marene, Luca Crosetto presidente provinciale Confartigianato Cuneo, Bartolo Biolatti rettore dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, Guido Garnero di Anaborapi, Gabriella Regis biologa nutrizionista. Ospite d’onore il ministro della Difesa, il marenese Guido Crosetto; moderatore il giornalista gastronomico Paolo Massobrio. “La battuta di Fassona piemontese, come la rucola e la panna cotta - ha detto Massobrio - nei ristoranti italiani è uno dei piatti più inflazionati. Eppure negli ultimi dieci anni gli allevamenti sono diminuiti. Non è una contraddizione?”. I dati dicono che gli allevamenti nell’ultimo decennio sono passati da 3.625 a 2.828 e i capi da 264mila sono scesi a 239mila. Numeri che però non preoccupano Anaborapi. “È fisiologico che in questi anni le piccole aziende e quelle condotte da persone più anziane chiudano - spiega Guido Garnero -, ma quelle che restano si ampliano e modernizzano puntando su allevamenti più moderni, all’avanguardia, attenti al benessere animale. La carne di Razza Piemontese continuerà ad essere un prodotto apprezzato seppur di nicchia, in quanto a livello nazionale è consumato dal 3- 4% della popolazione”.
Ma i giovani “gastronomi” che frequentano l’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo cosa privilegiano: la bistecca di carne piemontese o la bistecca di carne coltivata? “Da noi ci sono vegani, vegetariani e chi mangia la carne - dice Bartolo Biolatti -. La carne è un ottimo alimento se consumato responsabilmente e con moderazione. I giovani sono consapevoli e mettono insieme l’aspetto sanitario, etico e ambientale. Quindi vogliono una carne che provenga da aziende dove l’animale vive in condizioni di benessere e si salvaguardi l’ambiente. Bisogna lavorare per difendere le nostre produzioni che sono di alta qualità ma anche avere la consapevolezza che nei prossimi anni esploderà il fenomeno della bistecca coltivata. Si prevede che nel 2030 ci saranno 2 milioni di tonnellate di produzione e crescerà in modo esponenziale. Un fenomeno che va gestito considerandone anche i suoi aspetti positivi, come sta avvenendo nel resto del mondo. Meno allevamenti determineranno la diminuzione di produzione di gas serra e limiteranno il disboscamento”. E poi la bistecca coltivata non fa male. La nutrizionista Gabriella Regis conferma che “la carne coltivata dal punto di vista nutrizionale è equiparabile alla bistecca di carne animale anche se oggi sono ancora pochi i piatti disponibili perché mancano i tagli”.
Diversa la visione del ministro Guido Crosetto: “Il tema non è la bistecca di laboratorio o quella animale ma il tipo di società economica a cui aspiriamo. La bistecca di laboratorio presuppone una società dove le multinazionali, che hanno tantissimi soldi, producano milioni di bistecche, la bistecca di carne presuppone invece una società in cui milioni di allevatori producono milioni di bistecche. Il primo è un mondo in cui anche il cibo passa attraverso poche multinazionali che ne avranno il controllo, l’altro è un mondo che dà e rispetta il lavoro di milioni di allevatori. Se il mercato lo concentriamo in grandi società togliamo potere agli allevatori e inneschiamo il cambiamento di un mondo sociale. Si tratta di un approccio sbagliato”.