La Chiesa incoraggia le buone pratiche che mettono al centro la persona e non solo il profitto. Il tema del lavoro è uno dei pilastri che sostiene due secoli di Dottrina sociale ed è stato ribadito anche durante la Settimana sociale dei cattolici a Taranto, nell’ottobre 2021. Tra queste buone pratiche lavorative c’è il Progetto Policoro, proposto dalla Conferenza episcopale italiana quasi trent’anni fa per dare una risposta concreta al problema della disoccupazione in Italia.
Con queste riflessioni, la Chiesa locale ha celebrato la memoria di San Giuseppe lavoratore, che cade il 1° maggio in concomitanza con la Festa del Lavoro. Lo ha fatto durante la messa serale di domenica 30 aprile, al Santuario di Cussanio, presieduta dal vescovo Piero Delbosco, che di fatto ha aperto il mese mariano (oggi arrivano i primi pellegrinaggi). Un secondo appuntamento con il mondo del lavoro è mercoledì 3 maggio, a San Mauro di Boves.
Due sono stati i momenti dedicati a ricordare il 1° maggio, al termine della messa. Innanzitutto, l’offerta della lampada votiva portata all’altare di San Giuseppe da Stefano Cassine di Fossano e Mauro Verra di Cuneo (rappresentanti della Pastorale sociale e del lavoro della diocesi) e accompagnata dalla preghiera di tutta l’assemblea. In essa ci si affida al carpentiere di Nazareth affinché “il lavoro non sia mai un’alienazione per nessuno... perché aiuti l’uomo ad essere più uomo; perché l’ambiente di lavoro sia realmente a misura d’uomo; e perché, con l’impegno di tutti, si possa raggiungere la costruzione di una nuova società e di un mondo nuovo, nella piena attuazione della giustizia, della libertà e della pace”.
Il Progetto Policoro
Prima della benedizione finale Mauro Verra ha illustrato il Progetto Policoro, nato nel dicembre del 1995 nella città della Basilicata (da cui trae il nome) e rivolto principalmente alla creazione di piccole imprese tra i giovani, in un’ottica di sussidiarietà, solidarietà e legalità, secondo i principi della Dottrina Sociale della Chiesa. All’origine ci fu l’iniziativa di don Mario Operti, allora responsabile nazionale della Pastorale del Lavoro, un sacerdote saviglianese che negli anni Settanta fu tra i protagonisti del rilancio della Gioventù operaia cristiana in Italia (in particolare a Torino). Subito dopo il Convegno ecclesiale nazionale di Palermo, tre organi nazionali della CEI (pastorale giovanile, pastorale del lavoro e Caritas) si incontrarono a Policoro (MT) con i rappresentanti delle diocesi di Basilicata, Calabria e Puglia per riflettere sulla disoccupazione giovanile e sui problemi del mondo del lavoro specifici dell'Italia meridionale.
Scopo originario del Progetto era aiutare i giovani del Sud dell'Italia disoccupati a migliorare la propria condizione lavorativa sia tramite la formazione personale sia con la fondazione di cooperative o piccole imprese. “Con il tempo queste attività si sono però estese anche a varie regioni dell'Italia settentrionale ed in circa 90 diocesi - ha spiegato Verra -; in tempi recenti, fondamentale è stato Papa Francesco che nel giugno 2021, con il discorso tenuto in occasione dei 25 anni del Progetto, ha contributo al suo rilancio. Dal 1995 sono stati centinaia i giovani che hanno fatto un percorso e poi sono entrati nel mondo del lavoro. In Piemonte sono coinvolte più della metà delle diocesi, tra cui Cuneo e, da quest’anno, anche Saluzzo”.
Don Operti, nel libro “In cammino ogni giorno”, affermava che “vangelo e lavoro, quando camminano insieme, possono cambiare il mondo”. È l’augurio che la Chiesa rivolge a tutti i lavoratori, in particolare a quelli giovani, per la festa del 1° maggio.