Monaca di clausura a 22 anni, la scelta di Miranda

Studiava da insegnante, ha deciso di entrare in un Monastero Carmelitano in Albania

Kelmendi Miranda

Miranda Kelmendi, albanese, ha 22 anni e nel 2019 è venuta ad abitare a Fossano con la sua famiglia, per cure sanitarie di un suo familiare, lasciando così gli studi universitari da insegnante elementare nel suo paese natale. A Fossano è stata volontaria Caritas e catechista nella parrocchia del Salice, seminando amore tra i bambini ed una fede matura che fin da piccola è stata trasmessa a lei e ai suoi fratelli. Aveva iniziato anche a studiare teologia, quando ha preso un'altra importante decisione per la sua vita. Quella di entrare nel monastero delle Carmelitane scalze (di clausura) a Nenshat nella diocesi di Sape, primo Carmelo fondato, nel 2003, in Albania. Una comunità legata anche con l’Italia, in un paese in cui – negli anni Novanta - è stata ristabilita la libertà spirituale dopo decenni di feroce dittatura, dove i cattolici rappresentano il 10% della popolazione, con un rifiorire di vocazioni, congregazioni ed ordini religiosi.

Quella di Miranda è stata una decisione meditata e presa all'inizio di quest'anno, mentre si è recata là per un mese di esperienza, che ha condiviso con poche persone. Partita definitivamente dall'Italia il primo maggio, è entrata in monastero il 3 maggio, in un cammino che prevede le tappe della formazione come candidata (per un anno), postulante (un altro anno), e poi novizia, al termine del quale emetterà i voti. Incontrandola, colpisce la sua profondità spirituale, il suo sorriso e la pace interiore che sa trasmettere nella sua giovane età.

Come ti sei avvicinata alla vocazione religiosa?

Quando sono arrivata in Italia, stando maggiormente in casa, ho incominciato a leggere (una cosa che non mi piaceva invece fare in precedenza). Ho trovato alcuni libri di santi, e, per la grazia di Dio, riuscivo a capirli, nonostante non riuscissi ancora a parlare bene l'italiano. In Albania solo in questi anni hanno incominciato a pubblicarne alcuni nella nostra lingua. La situazione religiosa è infatti migliorata, però anch'io, come molti giovani d'oggi, non avevo a quel tempo tanto interesse per questi argomenti. Mi dedicavo di più alla scuola e lasciavo quella parte soltanto alla domenica. E con la vita dei santi è nato in me questo “fuoco”, questo desiderio di essere santa.

Mi sembrava tanto bello dare la vita a Gesù, vedendolo come sposo perfetto, l'unico che ti può amare sempre e che ama tutti senza giudicare. E così sono andata a parlare con le suore Benedettine, e poi ad andare sempre a messa (che per me è un'emozione molto forte); tutte grazie che ho ricevuto. E quindi l'adorazione, dove per me lì c'è il vero dialogo con Dio, che nessuno può ascoltare; soltanto tu con Lui.  E la Parola di Dio è come se stesse leggendo la mia vita e mi capisse; Lui capisce cosa senti. E con Lui puoi parlare di tutto. Lo dico anche ai bambini; parlate con Lui! Col Signore bisogna avere un rapporto amichevole e amorevole.

Sono riflessioni intense, per una giovane come te...

Infatti, vorrei dire qualcosa proprio per i giovani, perché sento tanto dire che la vocazione ti toglie delle cose, ti costringe a mantenere delle regole; io invece ho trovato la libertà nella fede, quindi nella vocazione. E poi ho scoperto che Gesù non ti toglie niente, ma anzi ti dà più di quello che hai avuto. Bisogna aprire il cuore, perché il Signore chiama. Siamo troppo chiusi e non sentiamo la voce di Dio che ci parla. Io l'ho lasciato aperto e non ho avuto paura di questa scelta. Quando sei con Lui non si può vacillare; ti dà la forza e tutto quello di cui hai bisogno. Tutto quello che ho cercato per anni, come adolescente, l'ho trovato nell'amore grande di Gesù.

Perché entrare proprio in quel monastero in Albania?

Mio papà ci è andato per chiedere delle preghiere, anche se nessuno di noi lo conosceva prima. Le suore ci hanno dato il loro numero, nel caso avessimo avuto bisogno di parlare. E dal giorno in cui ho avuto il numero, un anno fa, ho incominciato a contattarle, a dialogare con loro, conoscendo maggiormente la loro vita. Mi sono poi piaciuti i santi carmelitani Giovanni della Croce e Teresa d'Avila, dottori della Chiesa e mistici. Questa mistica, questo essere completamente unita a Dio, per me è l'ideale. Siamo infatti creati in Lui e per Lui, lo dice anche la Parola di Dio.

Inoltre, quando sono stata a marzo con loro, mi ha colpito il sorriso che hanno, splendido, mentre gli occhi ti trasmettono luce, pace e gioia che hanno dentro. E quindi la relazione che hanno con Dio, molto libera. Come una sposa con lo sposo, a Lui parlano di tutto. E così fanno tra loro. Poi c'è anche il silenzio. Ma è una vita che non sfugge dal mondo, che non è nascondimento...

In effetti, molti si chiedono, a cosa serve la vita in Clausura?

Come Gesù, anche noi andiamo per dare la vita a tutti, e non per noi stesse, o per stare chiuse. Ci prendiamo il mondo con noi, che, con le preghiere, offriamo a Dio. E non è un caso che io sia venuta in Italia; tutte le persone che ho incontrato le porterò con me, nella mia intercessione.

Com'è composta la comunità monastica in cui andrai? Come si svolgerà la vita quotidiana?

Ci sono dieci consorelle di età diverse, dai 67 anni fino a me, la più giovane. Sarò accompagnata dalla mia “maestra”, con la quale ho parlato per un anno in questo percorso di scelta, e che mi accompagnerà anche dopo. La preghiera e la contemplazione costituiscono le basi; ci sono poi la pulizia della casa, l'orto, la sartoria per i paramenti sacerdotali e per i nostri abiti, quindi le decorazioni di candele e altri piccoli lavori artigianali, come la preparazione di dolci. O momenti di condivisione, per esempio guardando un film insieme.

Kelmendi Miranda E Monache Carmelitane In Albania

Qual è stata la reazione dei tuoi conoscenti e familiari alla notizia della tua vocazione?

Non ho avuto reazioni cattive o scontente, però l'idea che debba staccarmi da loro li rende tristi. I miei genitori mi hanno supportato, se questo è quello che a te piace (mi hanno detto), fallo. Sono molto orgogliosa di loro, perché non è una cosa facile da accettare; per un genitore, un figlio che se ne va è sempre un distacco molto difficile. E lo sarà anche per me, però credo che il Signore colmerà la mia assenza. E questo pure con i bambini del catechismo, con cui ho instaurato un buon rapporto.

Avevi dei sogni precedenti che sono stati messi in discussione?

Mi sarebbe piaciuto diventare maestra, e magari pensavo perfino di sposarmi. Poi tutto è cambiato, però mi è sembrato non di lasciare qualcosa, ma di avere il cuore riempito di tanta gioia e amore che qualche volta non si può spiegare a parole!

Lasci Fossano, vuoi esprimere un pensiero particolare?

Voglio ringraziare in particolare la parrocchia del Salice, che mi ha permesso di essere catechista. E Fossano, una città molto bella, con persone molto buone e gentili, per cui credo che il Signore avrà un grande progetto, se solo apriranno il proprio cuore. Poi chiedo preghiere per me, perché possa fare la volontà di Dio, per il mio popolo e per le mie consorelle, e io con loro farò altrettanto, anche per l'Italia.