Alberto Costamagna viene ordinato diacono sabato 13 maggio, alle 20.30, in Cattedrale a Fossano, per imposizione delle mani e la preghiera del vescovo Piero Delbosco. È il penultimo passo verso il sacerdozio, al termine di un iter di studi in Teologia compiuto allo Sti-Issr di Fossano. Nel dicembre 2021 aveva ricevuto il ministero del lettorato, ad ottobre 2022 quello dell'accolitato (cioè l'assistenza al presbitero o al diacono nelle funzioni liturgiche). Alberto ha inoltre prestato sevizio in varie parrocchie: prima allo Spirito Santo, dov’è nato e cresciuto, poi a Caraglio, Mellea e Centallo, dov'è tuttora.
Giovane tra i giovani, Alberto Costamagna, trentenne, ha raccontato la sua vita nella veglia vocazionale di mercoledì 3 maggio, al Santuario di Cussanio. La sua testimonianza, come ha detto lui stesso, “sono già in molti a conoscerla” e tuttavia il raccontarla è un'ulteriore occasione per riflettere sui doni della vita, quella di ognuno, di cui, magari, neanche ci accorgiamo. Intanto, nello specifico di Alberto, la possibilità di studiare, conseguendo la maturità classica, la laurea in Economia, il lavoro alla Ferrero di Alba, per poi licenziarsi ed entrare in Seminario.
La storia della sua vita “non è stata soltanto una successione di eventi”, ma un insieme di relazioni che ne hanno modificato ed approfondito il significato. “Per cui nel raccontarla - esordisce -, devo per forza raccontare la storia di tutte quelle persone che mi hanno incontrato e da cui mi sono lasciato incontrare. Innanzitutto, la vita di Pier Carlo e Domenica, i miei genitori. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia normale, per cui da adolescente, come tutti a quell'età, ho avuto un rapporto ‘contrattuale’ sugli orari e le chiavi di casa (volendo essere fuori il più possibile, e tornandovi per mangiare, lavarmi e farmi lavare le cose).
Ad un certo punto, però, mi sono accorto di possedere qualcosa in più, di avere una fortuna di cui non mi ero mai reso conto prima, e cioè che i miei genitori si volevano bene. Quando avevo 18 anni mio papà si ammalò, venendo a mancare dopo qualche mese. Da lì ho capito cosa voglia dire voler bene, guardando mia mamma prendersi cura di mio padre, nella gratuità. Un amore che ho visto dare, e che, di riflesso, avevo ricevuto anch'io fino a quel momento. E ho capito anche cosa voglia dire lasciarsi voler bene, guardando mio papà accogliere le cure di mia mamma. A loro devo dunque la capacità di amare e lasciarsi amare, di cui sono profondamente grato, così come loro hanno fatto con me nei miei primi 18 anni (...e anche adesso)”.
Il racconto della storia della sua vita continua rendendo grazie “per gli amici che lo hanno amato, non per quello che sapeva fare, ma, innanzitutto, per ciò che non sapeva fare. I loro volti hanno un nome, ma ciò che più conta è che lo hanno amato pur avendo il naso pendente verso destra, pur avendo i brufoli, pur essendo un po' testardo”. Dunque, un amore incondizionato, di cui, anche per questo, esprime “sincera gratitudine”.
Infine, il suo ringraziamento è rivolto alla comunità in cui è cresciuto, quella dello Spirito Santo. “Mi ha aperto gli occhi sulla realtà della mia vita; del mio rapporto di figlio con i genitori, della realtà delle mie amicizie, di ciò che stavo vivendo nella parrocchia. Lì ho incontrato catechiste (come Maria Grazia, Martina), animatori (Luca, Marta), persone che non mi hanno scelto, ma che mi hanno condotto per molto tempo, aiutandomi a crescere, nella gratuità. Stando nella comunità ho avuto modo di accorgermi che lì ci sono persone che fanno delle cose, gratis, a favore di altre che non hanno scelto. Persone che provano a vivere da fratelli e sorelle, perché si scoprono amate da un Padre, di cui sono tutte figlie”.
Tutte queste motivazioni, prima ancora di attirarlo in Seminario, lo “hanno fatto diventare un credente, accorgendosi che la vita profumava, attraverso le persone incontrate, del Signore Risorto”. La scelta del Seminario è stata una conseguenza di questa consapevolezza, Volendo mettersi, “con passione, a servizio della fede degli altri, lasciando che, come me”, ha concluso, “si riconoscano, come ho già detto, figli amati dal Padre”.