"La lotta alla mafia non va di moda” sono parole pesanti quelle pronunciate dal Procuratore Nicola Gratteri, baluardo della lotta alla ‘ndrangheta in Calabria, al vasto pubblico accorso martedì 16 maggio al primo degli appuntamenti dell’edizione del Festival della Cultura organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Fossano in collaborazione con una vasta rete di realtà del territorio come l’associazione Esperienze, la Corte dei Folli e la Fondazione Fossano Musica.
Ad accogliere il Magistrato c’era un vastissimo pubblico sia di giornalisti, accorsi per un incontro valido per la formazione continua prevista dall’Ordine, di autorità civili e militari e di cittadini. Per soddisfare il maggior numero di richieste, oltre al pubblico accomodato nella Sala Barbero, è stato allestito un maxischermo nella corte interna del Castello degli Acaja e l’incontro è stato inoltre trasmesso su Youtube.
“Il festival abbraccerà il giorno della legalità il 23 maggio. Apriamo con Gratteri, uomo simbolo della lotta alla criminalità e all’ndragnheta e Fossano deve essere onorata di ospitare un magistrato del suo livello” ha detto l’assessore alla Cultura Ivana Tolardo aprendo il convegno insieme al sindaco Dario Tallone.
A dialogare con Nicola Gratteri c’erano lo storico e scrittore Antonio Nicaso, coautore di Gratteri, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Stefano Tallia, Gianfranco Quaglia, presidente del Consiglio di Disciplina Regionale dell’Ordine e Alberto Sinigaglia, giornalista che dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte è l’ex presidente.
Moltissimi gli stimoli offerti da Gratteri al pubblico partendo dal ruolo della stampa: “Cosa ci si aspetta dai giornalisti? Questo per chi fa questo mestiere è l’anno più difficile, soprattutto per chi si occupa di cronaca giudiziaria e di nera. Il governo precedente ha fatto una riforma che impedisce di informare correttamente i cittadini che vivono in un determinato territorio nel nome della privacy. I magistrati non possono più dire nulla delle indagini, ma di fatto in questo modo si è fatta una legge contro i cittadini. Il lavoro del giornalista è poco pagato, difficile, spesso rischioso. Purtroppo però ci sono anche giornalisti quotidianamente impegnati a diffamare i magistrati”.
Gratteri e i suoi interlocutori hanno affrontato con il pubblico moltissimi argomenti: dall’educazione al Pnrr focalizzandosi principalmente sulle infiltrazioni criminali sia al Sud che al Nord.
“Riina ha scelto di fare la guerra allo Stato, ma è stato uno stupido. Lo Stato ha mandato in Sicilia un dispiegamento di forze e di fondi senza precedenti. Oggi le mafie hanno cambiato strategie – ha detto parlando della scelta della ‘ndrangheta di evitare le stagioni stragiste: “Nella ‘ndrangheta ci sono diversi livelli di affiliazione. Dalla Santa alle doti più alte ci sono infiltrazioni in logge massoniche deviate, combattute dalla stessa massoneria, ma a cui hanno fatto parte anche Forze dell’Ordine e persino magistrati. L’ingresso dei santisti nelle logge deviate risale già agli anni ’70 ed è stato il grande salto di qualità dell’ndrangheta che già aveva contatti con le istituzioni. L’errore che è stato fatto è stato quello di raccontare la ‘ndrangheta come una mafia stracciona, mentre c’erano già infiltrazioni”.
L’articolo completo su La Fedeltà in edicola mercoledì 24 maggio.