Siccità prolungata e poi piogge estreme. Danni gravi nel primo caso, disastri nel secondo, come abbiamo visto in questi giorni. Due facce della stessa medaglia, quella dei cambiamenti climatici che sono innegabili, nonostante qualcuno continui a far finta di nulla. E ogni volta si torna a parlare di emergenza. Emergenza siccità. Emergenza maltempo. Certo, c’è da affrontare i danni del momento, una stagione agraria decimata dal clima arido e dai canali irrigui ridotti in secca. E in caso di alluvione (quante ne abbiamo viste, anche a pochi passi da noi!) c’è da spalare, c’è tragicamente da contare le vittime, e poi da ricostruire. Ma non possiamo, non possiamo più, limitarci a guardare ai danni dell’oggi, senza collocare quella parola “emergenza” su una prospettiva diversa e quindi guardando al futuro, che non cambierà se non cambiamo noi oggi. In questi giorni si è tenuto un interessante Festival dedicato alla sostenibilità, con una tappa anche a Fossano. Tanti gli argomenti, un unico filo conduttore, la salvaguardia del pianeta e dei suoi abitanti. Le tematiche ambientali, la lotta allo spreco, una produzione più attenta alle risorse, la giustizia sociale, non sono argomenti da salotto per sentirsi un po’ più “green”. Sono problemi reali. E tutti collegati a doppio filo. Troppo poco è stato fatto, e troppo poco si sta facendo. E il tempo a disposizione sta finendo. O è finito. Questa è la vera emergenza. Certo si deve intervenire su più fronti, partendo dal basso, da tutti noi, con un consumo più consapevole che sia in grado anche di condizionare le scelte di chi produce. E poi ci sono le scelte della politica, di chi ha la possibilità, con decisioni coraggiose, di invertire la tendenza. Almeno rallentarla. Una cosa è certa. Non c’è più tempo da perdere. O saremo presto a parlare di una nuova emergenza, senza aver tentato prima di evitarla.