“Animal house” – “Prigione 77”

Animal House

ANIMAL HOUSE
di John Landis; con John Belushi, Tim Matheson, John Vernon, Verna Bloom, Tom Hulce, Kevin Bacon, Donald Sutherland. Usa, 1978, durata 109 minuti.  

Da qualche tempo, e in modo più marcato da dopo la pandemia, alcune case di distribuzione cinematografica hanno avviato un’interessante politica di riedizione di vecchie pellicole di qualità nella convinzione, decisamente corretta, che una significativa porzione di pubblico sarebbe andata a vedere, o a ri-vedere, il classico in oggetto. E così da “Il dottor Stranamore” a “Casablanca”, da “Apocalypse now” a questo “Animal house” (al “Nazionale” di Torino, ndr) alcuni grandi classici sono ritornati in sala. 
Datato 1978, ma ambientato nel 1962 in un club studentesco di un’università statunitense, il film è una trasgressiva, esilarante e smodata commedia che rappresenterà la rampa di lancio dei due John, Landis e Belushi, regista e protagonista principale, che due anni dopo, con l’imprescindibile contributo di Dan Aykroyd, realizzeranno il magnifico “The Blues brothers”. 
Giovani e inesperte matricole, Eric e Kent vorrebbero entrare a far parte del famoso “club Omega” frequentato dagli studenti di buona famiglia, ma i due vengono rifiutati, e umiliati, dagli altezzosi capi del club. Ad Eric e Kent non resta che far rotta sul più abbordabile e modesto “club Delta”. Presto tra i due club studenteschi si avvierà una feroce competizione a colpi di scherzi, feste e gare che porterà i ragazzi a trasgredire tutte (ma proprio tutte) le regole del college, in un crescendo di follie giovanili. 
Nato inizialmente come tributo ad “American Graffiti “di George Lucas, il film di John Landis presto cambia registro decidendo di sfidare le regole del buon gusto e del politicamente corretto (senza rinunciare tuttavia ad una certa dose di critica sociale) per lanciarsi nell’allora inesplorato territorio della comicità demenziale. Esagerato, irriverente, trasgressivo ma anche incredibilmente comico, “Animal house” ha avuto due grandi meriti, portare sul grande schermo John Belushi (che era infatti al suo esordio) e dare ad un certo tipo di commedia “screwball” nuova forza e nuovo vigore. È anche vero però che il film inconsapevolmente diede il via ad infinita serie di perdibilissimi film di bassissimo livello che affolleranno il sottogenere della commedia studentesca nei decenni a venire, ma Landis e Belushi questo non lo potevano sapere. Da non perdere. 

 

Prigione 77

PRIGIONE 77
di Alberto Rodríguez; con Miguel Herrán, Javier Gutiérrez, Jesús Carroza, Catalina Sopelana, Fernando Tejero, Spagna, 2022, durata 125 minuti. 

Siamo in Spagna, 1977. Il dittatore fascista Francisco Franco dopo quarant’anni di dittatura è morto il 20 novembre del 1975 ed è iniziata una lenta e non semplice “Transición” verso la democrazia. Nonostante la scomparsa del dittatore infatti, il passaggio ad un completo regime democratico stenta ad avviarsi, gli apparati governativi, la burocrazia, la polizia e le forze dell’ordine sono ancora profondamente infettate di fascismo. Manuel è un giovane ragioniere che viene condotto a La Model, il carcere di Barcellona dove sono assegnati i detenuti in attesa di giudizio. Rischia venti anni per aver rubato una somma assai modesta nell’azienda dove lavorava (l’equivalente di 1.200 euro odierni) con la complicità del figlio del padrone che, vistosi scoperto, lo ha poi denunciato. La prospettiva di Manuel è quella di dover attendere tra i sei e gli otto anni in carcere soltanto perché inizi il processo. Il sistema carcerario spagnolo sembra non essersi accorto che la dittatura è finita, e le prigioni continuano ad essere piene di omosessuali, di prigionieri politici, di vagabondi e di poveri, moltissimi in attesa di giudizio, e con i condannati che si vedono comminare pene incredibilmente elevate rispetto ai presunti reati compiuti, e sono costretti a vivere in condizioni al limite dell’umano. Dopo un iniziale, comprensibile smarrimento Manuel insieme al suo compagno di cella Pino, entrerà a far parte del Copel, un collettivo di lotta dei carcerati che chiede l’amnistia per i crimini commessi sotto il franchismo. 
“Prison movie” di notevole impatto che tratteggia con grande fedeltà la cruda realtà del pianeta carcere senza risparmiare allo spettatore anche le situazioni più drammatiche, “Prigione 77” coniuga in modo efficace autorialità e spettacolarità in un riuscito mix di cinema di impegno civile e di denuncia con l’action movie più dinamico e avvincente, compito del resto reso più agevole dall’ottima interpretazione dei due protagonisti, Manuel (Miguel Herrán, tra i protagonisti di “La casa di carta”) e Pino (Javier Gutiérrez). La grande quantità di premi ricevuti (ben 5 premi Goya) sta a dimostrare la bontà del lavoro di Alberto Rodríguez.