Un sogno chiamato terra

Alessandro Fruttero, il geometra che sognava i campi

Alessandro Fruttero - Tagliata

Alessandro Fruttero, fossanese classe 1989, la terra l’ha sempre sognata. Quello per la campagna è un pallino che lo ha accompagnato fin da bambino. La famiglia Fruttero a Tagliata ci è arrivata più di 100 anni fa per costruire una fornace di cui è ancora ben visibile dalla strada la ciminiera. La terra era argillosa, buona per fare i mattoni, ma anche per essere coltivata e già il nonno di Alessandro aveva avviato anche l’azienda agricola, portata poi avanti dal padre. Una cinquantina di giornate con un po’ di bosco e campi coltivati a cereali. Alessandro immaginava di proseguire sulle orme paterne, ma il padre lo ha convinto a desistere, a studiare da geometra, a fare un altro mestiere.

Alessandro ha dunque preso il diploma, preso la firma ed esercitato per cinque anni: “Purtroppo, o per fortuna, ho iniziato nel periodo peggiore. L’edilizia era ferma e lavoro ce n’era poco. Sono quindi andato a lavorare in Biesse e ho messo da parte qualche soldo che ho iniziato a investire in attrezzatura. Nel 2012 ho piantato le prime nocciole e sono produttore di tonda gentile del Piemonte Igp”.

Ecco che tra un cavo e una canalina Alessandro sogna la campagna e appena ha il capitale sufficiente investe in tecnologia per dare vita al suo progetto di azienda agricola a basso impatto ambientale.

Nel 2012 le prime nocciole vanno a sostituirsi a parte dei cereali, poi, 10 anni fa le prime fragole, quasi come hobby. Arriva però la pensione del papà e il sogno nel cassetto di Alessandro non si è ancora spento: “Credo che sia stato un bene che mio papà mi abbia convinto a fare altro. Se avessi iniziato prima avrei commesso errori, invece ho avuto il tempo di studiare, documentarmi, informarmi e formarmi. Quando mio papà è andato in pensione i tempi erano maturi per partire. Ho preso la decisione di procedere per gradi, sia perché le attrezzature sono costose, sia per darmi il tempo di mettermi a regime. Nel 2019 ho iniziato a pieno ritmo e mi dicevano che ci sarebbero voluti 5 anni per avere un’azienda a posto e così è stato. Ho fatto la scelta di puntare sulle primizie e di avere colture scaglionate nel tempo per non avere periodi di eccessivo lavoro e altri di fiacca. Ci sono stati gli asparagi, le prime patate novelle e le fragole. Adesso è il periodo delle ciliegie e poi arriveranno i mirtilli, le susine, le mele. Dall’anno scorso poi sono entrato a far parte del gruppo Trybeca per la coltivazione dei naschi”.

La strategia è quella di trovare soluzioni che consentano di trattare il meno possibile, di tutelare la salute di chi mangia, delle piante, delle api e di risparmiare più acqua possibile: “I mirtilli li coltivo in vaso per riuscire a fare un’irrigazione mirata. Sui frutteti uso le reti anti insetto: durante l’impollinazione è tutto aperto per consentire alle api di fare il loro mestiere e poi calo le reti per preservare i frutti. Per le api poi pianto delle mellifere per fare in modo che abbiano sempre polline a disposizione”.

Risparmio idrico dunque, tema che lo scorso anno ci ha toccato da vicino. Recentemente i dati dell’Arpa ci dicono che, nonostante le abbondantissime piogge del mese di maggio, non si sono ancora raggiunti livelli soddisfacenti in falda. Che futuro ha, secondo Alessandro, l’agricoltura? “Il ritorno al passato. Guardare cosa facevano i nostri vecchi e riprendere da lì. Una volta c’erano distese di campi dove l’acqua non arrivava. Poi con il boom economico si sono fatti i canali e si è portata acqua dappertutto. Di acqua potremmo parlare per giorni. Già quarant’anni fa si parlava di invasi e non sono stati fatti e ora non si possono cambiare le cose in un attimo ed è inutile guardarsi indietro se non per imparare. Da un lato stanno arrivando colture nuove. Qualcuno sta puntando, ad esempio sui mandorli. Io stesso ho scelto di mettere i naschi che sono frutti estremamente resistenti che necessitano di poca acqua”.

Anche nei consumatori dovrebbe però cambiare la consapevolezza: “Ci sono sui banchi del mercato frutti che costano pochissimi, avvolti nella plastica, che hanno fatto chilometri prima di arrivare sulla nostra tavola. Sono frutti esteticamente perfetti che appagano l’occhio, ma cosa stiamo mangiando? Dobbiamo chiedercelo. A volte con il tipo di coltivazione che faccio io ci sono frutti piccoli. Lo scorso anno le mele, ad esempio. Ma erano buonissime eppure i clienti facevano fatica a capirlo. Anche quest’anno le prime ciliegie raccolte sono state piccole, ma erano deliziose. A volte però il mercato sembra voler mangiare più con gli occhi”.

Un modo di fare agricoltura d’altri tempi con la vendita diretta in cascina grazie all’aiuto del papà, ancora saldamente presente in azienda e al supporto di famigliari e amici. Tanti conoscono Alessandro con il soprannome di Nale e la cascina per aver ospitato alcuni eventi estivi organizzati dal Vitriol di Fossano.