I tesori nascosti nella valle del Porro Cervere

Presentati i risultati dell’indagine con georadar condotti sul terreno dell’antico monastero di San Teofredo

strada di campagna, sulla sinistra i ruderi in pietra

Le origini dell’intera valle Stura sono radicate in quel terreno che declina verso il fiume Stura e si identifica nella valle del Porro Cervere.

Lì tra i verdi campi coltivati resiste da oltre sette secoli un antico rudere, un testimone che sfida l’oblio per tramandare ostinatamente un messaggio alle generazioni odierne e future: c’è qualcosa là sotto, ed è qualcosa che ha una lunga e importante storia da raccontare.

Domenica 18 giugno davanti a un pubblico numeroso (circa una settantina di persone) e attento sono stati ufficialmente presentati a Cervere i risultati dell’analisi con georadar effettuati sul terreno storicamente identificato come la sede dell’antico monastero di San Teofredo.

Il convegno dal titolo “Monastero di San Teofredo, c’è sotto qualcosa!”, organizzato dalla parrocchia Maria Vergine Assunta di Cervere e moderato da Aldo Milano, indaga su quanto la storia ha nel frattempo seppellito, facendo però emergere quanto ancora esiste.

L’analisi con il georadar dimostra come sotto quel terreno, immerso nel cuore della valle del Porro Cervere, sono ben visibili le tracce dell’antico monastero, del chiostro, delle celle e dell’antica chiesa. Dati che confermano, quindi, quanto sia oggi importante proseguire le ricerche al fine di dare giusta dignità a secoli fondamentali per la formazione odierna dei nostri paesi, della nostra cultura, dell’identità religiosa e delle vicende storiche che hanno portato la valle Stura a diventare percorso di pellegrini, legame transnazionale e punto di contatto tra le Alpi e la piana cuneese.

La cronaca sul prossimo numero de la Fedeltà in uscita mercoledì 28 giugno