Caldo, passeggiate all’aperto e, purtroppo, zanzare. La bella stagione porta con sé la fastidiosa presenza dell’insetto, che anche in questo 2023 sembra pronto ad assediarci. Ne parliamo con Alessandro Milano, tecnico di campo dell’Istituto piante da legno e ambiente (Ipla) assegnato all’area del Fossanese.
La zanzara comune e la tigre: anche quest’anno, dobbiamo convivere con entrambe...
Esatto: la zanzara comune, «culex pipiens», c’è sempre. E, dal 2008, c’è la zanzara tigre, «aedes albopictus»: è leggermente più piccola, più scura e con bande bianche e nere ben evidenti sulle zampe. Nel Cuneese, la zanzara tigre è ormai presente quasi ovunque.
Una lamentela comune è che, un tempo, le zanzare dessero meno fastidio. Si può rintracciare una base scientifica per questa affermazione?
Sì, per le caratteristiche della zanzara tigre, che è antropofila. Si sviluppa molto bene in ambiente urbano ed entra in casa; inoltre è diurna, dunque durante il giorno è lei che ci punge. La zanzara comune non è altrettanto antropofila.
Per entrambe le zanzare, la comune e la tigre, è la femmina a darci noia: è lei, infatti, che ha bisogno di cibo per arrivare alla deposizione delle uova.
La zanzara non solo dà fastidio, ma può anche trasmettere malattie...
È l’animale più letale per l’uomo; ma va detto che questo aspetto non emerge molto in Europa, a differenza di quanto accade in altre zone del mondo. Lo è perché è vettore di molte malattie, ad esempio la Febbre dengue, il virus zika, la West Nile.

Che cosa possiamo fare per contrastare la presenza della zanzara?
Dobbiamo fare in modo che le larve non diventino adulte. Bisogna innanzitutto evitare i ristagni, che per esse possono diventare siti di sviluppo. Svuotiamo i sottovasi, non lasciamo contenitori all’aperto o collochiamoli «a testa in giù», non lasciamo neppure secchielli con acqua, bottiglie o pneumatici; attenti anche ad eventuali perdite dalle tubazioni. Bisognerebbe anche evitare i grandi ristagni, quelle pozze d’acqua che a volte si formano e restano per settimane: qui, se le temperature sono alte, la zanzara si sviluppa in poco tempo.
Su questo fronte, ci siete anche voi...
La Regione ha un progetto di lotta alla zanzara, e l’Ipla ne è il soggetto attuatore; io sono il Tdc, ovvero il tecnico di campo, per l’area del Fossanese.
Ci occupiamo soprattutto del monitoraggio dello sviluppo delle zanzare con due tipi di trappole, le ovitrappole e le trappole per zanzare adulte. La ovitrappola è un vasetto di plastica nera, con all’interno dell’acqua e del larvicida biologico, oltre a un pezzo di masonite dove la zanzara depone le uova: queste ultime non schiudono appunto per la presenza del larvicida, ma permettono ai tecnici di verificare tipo di zanzare e grado di infestazione nella zona dov’è stata collocata la ovitrappola. Nelle trappole per zanzare adulte, l’insetto è attratto dall’anidride carbonica solida posta dentro un contenitore termico, dov’è collocata una retina nella quale rimane intrappolato e può così essere studiato.
Effettuiamo inoltre controlli periodici tramite campioni di acqua stagnante, prelevati ad esempio dai tombini, e nei siti sensibili, come le scuole. Monitoriamo anche i «point of entry», potenziali punti di ingresso per nuove specie invasive di zanzare.
Ricordiamo poi che le ditte di disinfestazione effettuano gli interventi a seguito delle indicazioni date dai tecnici di Ipla che fanno capo al progetto regionale; sempre i tecnici ne monitorano successivamente l’efficacia.
Una curiosità infine: perché alcune persone sembrano essere bersaglio delle zanzare più di altre?
È una domanda a cui risponderebbe un entomologo meglio di me. Si dice che attira le zanzare chi ha il «sangue dolce», ma in realtà non è questione di sangue. Le zanzare sono attratte dalla CO2 e da altre sostanze che emettiamo tramite la pelle e il respiro.
