Bombe alla caserma “Dalla Chiesa” di Fossano, Cospito evita l’ergastolo

Ventitré anni in appello all’anarchico ideatore dell’attentato contro la ex Scuola Allievi Carabinieri

Dalla Chiesa caserma Bombe08

Ventitré anni di carcere per le bombe contro i carabinieri di Fossano: quella comminata lunedì 26 giugno dalla Corte d’Assise d’Appello ad Alfredo Cospito non è la pena richiesta dall’accusa. La Procura voleva per lui la pena dell’ergastolo e il pg Francesco Saluzzo lo ha ribadito poco prima che i giudici entrassero in camera di consiglio: “Cospito non merita sconti”. Per la coimputata Anna Beniamino la pena è di 17 anni e 9 mesi: l’accusa ne aveva richiesti ventisette.

La corte ha ritenuto che quell’attentato si possa inquadrare come un “fatto lieve”, dal momento che non ci furono morti né feriti. “Solo per un caso” aveva sottolineato il procuratore generale nella sua requisitoria, forte delle conclusioni dei periti. Entrambi gli ordigni, a detta degli esperti, avrebbero potuto uccidere, ma il secondo in particolare presentava “notevolissima potenzialità offensiva” e aveva provocato “una micidiale ‘mitragliata’ di schegge e detriti” sulla facciata. Le due bombe esplosero in successione, nella notte tra il 2 e il 3 giugno del 2006, nei pressi della Scuola Allievi Carabinieri, all’epoca ospitata nella caserma “Dalla Chiesa” (sarebbe poi stata chiusa nel 2013). Furono posizionate sfruttando la cosiddetta “tecnica del richiamo”: una prima esplosione di più modesta entità, allo scopo di richiamare sul posto più persone possibile, seguita da una seconda più devastante. In questo caso la prima detonazione era avvenuta intorno alle 3 di notte, in un contenitore per la raccolta del vetro collocato sul marciapiede di fronte alla caserma. La seconda scoppiò mezz’ora dopo.

La rivendicazione arrivò a firma della Federazione Anarchica Informale, l’organizzazione terroristica che in quegli anni aveva già colpito più volte. Dietro alla sigla Fai una cellula guidata da Alfredo Cospito, pescarese, classe 1967, e dalla compagna Anna Beniamino, classe 1970, originaria di Bordighera. Le indagini sui fatti di Fossano sono confluite nel processo torinese “Scripta Manent”, conclusosi con la condanna dei principali referenti della “rete del terrore”. Nell’ottobre dello scorso anno, dopo il primo processo d’appello, terminato con la condanna a 20 anni per Cospito e 16 anni e 6 mesi per Beniamino, la Cassazione aveva disposto un nuovo giudizio con l’imputazione aggravata. Non più strage “comune” ma “politica” perché, secondo i supremi giudici, le bombe miravano a influenzare le scelte governative in materia di immigrazione sulla questione dei Cpt.

In questi mesi l’attesa del nuovo giudizio si è intrecciata alla questione del 41 bis: contro il regime di detenzione “duro”, cui è sottoposto dal 5 maggio dello scorso anno, Cospito aveva iniziato in ottobre uno sciopero della fame, protrattosi fino alla sentenza con cui in aprile la Corte Costituzionale aveva aperto alla possibilità di una pena diversa dall’ergastolo per le bombe di Fossano. Dal carcere, per la prima volta, l’anarchico ha negato il suo coinvolgimento nell’attentato: “Non c’è nessuna prova che noi abbiamo piazzato gli ordigni a Fossano” ha detto in videocollegamento dal penitenziario di Sassari, dove è stato di nuovo trasferito dopo la fine dello sciopero della fame: “Questo è un processo alle idee. Gli anarchici non fanno stragi indiscriminate, perché gli anarchici non sono lo Stato”. Nella sua ultima dichiarazione spontanea, prima che i giudici di Torino decidessero del suo destino, ha parlato di un processo caratterizzato da “stranezze” e da “un evidente accanimento”.